Pd e M5S sono quasi obbligati ad andare assieme. E numericamente ai dem conviene scegliere i 5Stelle che non Renzi e Calenda. Per il centrodestra si apre la questione della leadership. Per il sogno del centro crescono le quotazioni di Carlo Calenda. Questo lo scenario che si apre a livello nazionale dopo le amministrative, secondo Roberto Baldassari, direttore generale di Lab2101 e professore di Strategie delle ricerche di mercato e di opinione di Roma 3.
“Sicuramente l’asse Pd-M5S in qualche modo si rinforza ma con un titolare più accreditato e più galvanizzato dal successo elettorale. Quindi sicuramente il Pd, in questo gioco tandem con il M5S, esce più forte. Bene però la leadership di Giuseppe Conte che, non nascondendosi dietro la vittoria di Napoli, cerca di fare un’analisi profonda e di dare una nuova lettura all’elettorato che in parte lo segue da quando è premier. E dunque, in un certo senso, è un elettorato nuovo”.
Discorso diverso per quanto riguarda il centrodestra che è in una fase di forte cambiamento a prescindere dai sovranisti versus non sovranisti: “La leadership all’interno del centrodestra è nelle mani delle prossime urne. Se Matteo Salvini sembra voler giocare il ruolo di quello che si pone realmente alla guida del centrodestra anche Silvio Berlusconi ha rifatto la sua discesa in campo con un partito che è il terzo della coalizione”. Discorso diverso per Lega e Fdi che si contendono anche la leadership a livello numerico. “Sebbene Giorgia Meloni abbia subito l’aver perso Roma, il suo partito è quello cresciuto maggiormente”.
Poi c’è il discorso del grande centro. “Se vogliamo cercare una vincitore nella sconfitta al primo turno questi è Calenda che, senza un partito forte dietro, è arrivato a quota 19 e questo gli dà una spinta a livello nazionale”. Insomma, Baldassari promuove l’operazione di restyling che Conte sta facendo del M5S e benedice l’accoppiata Conte-Letta. Probabilmente, dice, si confermerà nel centrodestra la leadership di Salvini ma “con dimensioni diverse”.
Chi beneficia invece, qualora avvenisse, della nascita di un polo di centro? A destra, secondo il professore e sondaggista, “una parte di FI capitanata da Mara Carfagna e Renato Brunetta potrebbe sganciarsi” per una formazione in cui potrebbero confluire Renzi e Calenda. “In tal caso FI cambierebbe ancora una volta veste e Berlusconi ci sembra più orientato a pensare alla partita del presidente della Repubblica che alla guida del partito”.