di Stefano Sansonetti
Il presidente del consiglio, Enrico Letta, alla fine non ha potuto far altro che correre ai ripari. E ha richiamato i ministri del suo governo a un atteggiamento più virtuoso nell’utilizzo degli arei blu. L’intervento del premier è arrivato ieri dopo l’anticipazione data da La Notizia, che due giorni fa ha raccontato come nel solo mese di maggio siano stati compiuti 22 voli di stato. Di questi ben 8 dal ministro della difesa Mauro Mauro, seguito dai colleghi Emma Bonino (Esteri), Fabrizio Saccomanni (Economia), Maurizio Lupi (Infrastrutture) e Josefa Idem (Pari Opportunità). Oltre al dato numerico, dall’elenco sono spuntati voli di stato anche su tratte coperte da abbondanti voli di linea come Roma-Bruxelles, Roma-Genova, Roma-Londra, Roma-Strasburgo e Torino-Roma. E l’ultima direttiva attuata dal governo Monti vieta l’utilizzo di aerei blu proprio per le tratte coperte da un’alternativa commerciale. Sta di fatto che ieri Letta ha comunicato di aver sollecitato il segretario generale della presidenza del consiglio, Roberto Garofoli, il quale nei giorni scorsi ha diramato una circolare (di cui La Notizia ha dato conto) per richiamare il rigoroso rispetto della direttiva Monti, che in realtà era già stata predisposta dall’ultimo governo Berlusconi dopo gli abusi degli ultimi anni. Nella circolare Garofoli è evidenziato che “sarà necessario che ogni istanza per la concessione di un volo di stato sia corredata da documentazione attestante le cirocostanze che rendono indispensabile ed eccezionale l’utlizzo del mezzo arereo”. In tale prospettiva, continua la circolare, “è necessario che ogni istanza rechi una sintetica ma dettagliata relazione nella quale siano esposti, oltre alla precisa natura degli impegni ministeriali, elementi utili ai fini della valutazione politico- istituzionale sulla concessione del volo di stato, precisando altresì le circostanze e le attività, precedenti o successive alla missione, ostative dell’uso di voli commerciali o altri mezzi di trasporto”. Il tutto perché, come detta la direttiva Monti, l’aereo blu può essere utilizzato solo se c’è “l’impossibilità di provvedere ai trasferimenti con i voli di linea”. Quella degli aerei di stato è una voce di costo non indifferente per le casse pubbliche. In base alle ultime stime la flotta, costituita da 3 Airbus 319, da 5 Falcon 900 e da 2 elicotteri AW 139, costa di sola manutenzione 22 milioni di euro all’anno.