di Lapo Mazzei
Probabilmente Walter Veltroni non è uno dei nomi infilati nel cilindro del premier in vista dal rimpasto. Però certe coincidenze sono davvero strane. Seguiteci per favore, sempre che abbiate la pazienza di farlo. Con grande furbizia l’ex sindaco di Roma, l’asfaltatore di ciò che sta a sinistra del centrosinistra, ieri inviato una lettera al Corriere della Sera dal titolo quanto mai evocativo: “Mafia, la parola che la politica non ha il diritto di dimenticare”. Intervento sacrosanto, soprattutto dopo quello che è emerso su Totò Riina. Ore 17 e 30 di ieri, flash di agenzia. “Mafia: Letta, in Impegno 2014 lotta senza quartiere”. Giusto, giustissimo. Altrettanto sacrosanto. Ma fra l’azione di Veltroni e la reazione del premier Enrico Letta c’è un nesso causale? Esiste una connessione? Senza voler fare troppo i dietrologi, sarà bene ricordare che uno dei ministeri in bilico è quello della Giustizia. Non succede, ma se dovesse accadere…. Detto ciò, è quanto mai evidente che il tema del cambio di alcune pedine dell’attuale compagine di governo è di stretta attualità. Non fosse altro per l’impossibilità di difendere oltre il ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo (che ormai si condanna da sola ogni volta che parla) o quello dell’Economia Fabrizio Saccomanni (ormai in stato di perenne assedio). Non solo. Il posto di Stefano Fassina deve essere riassegnato per forza, non tanto per una questione di funzionalità ma di pura strategia. E i renziani potrebbero essere i destinatari di quella casella.
Mettere il turbo
Ma nel gioco delle poltrone vuole avere la sua parte anche Scelta Civica, sempre più a corto di ossigeno dal punto di vista elettorale. “Serve un rimpasto rinforzato” afferma non a caso la senatrice Linda Lanzillotta. “È ora che Letta metta il turbo per diventare, sul fronte delle riforme economico-sociali, l’altra faccia dell’accelerazione che Renzi sta imprimendo sul versante delle riforme istituzionali. Perché la legge elettorale è importante, ma gli italiani mangiano con la crescita e il lavoro”. Il rimpasto a suo avviso dovrebbe rafforzare “l’intero comparto dell’economia e, ovviamente, dello sviluppo economico perché, finora, politiche per la crescita non le abbiamo viste. Come pure sulle liberalizzazioni non è stato fatto nulla. E poi c’è Alfano – aggiunge – che deve decidere cosa vuole fare. Una persona sola non può rivestire tre incarichi e presidiare una trincea delicatissima come quella dell’Interno”. Altro segnale che rimanda a Veltroni.
Modesto dettaglio. La maggioranza degli elettori italiani (il 55%) ritiene che sia necessario un rimpasto nel governo Letta. Il dato emerge dalla rilevazione periodica dell’ Osservatorio socio-politico di Lorien Consulting, in cui risulta molto chiara anche “l’indicazione delle priorità politiche”. Per il 46% degli intervistati la priorità assoluta è la riforma del Lavoro, seguita poi dalla riforma elettorale per il 19%. Numeri sui quali conviene riflettere, come fanno i renziani. “Non ha senso parlare di rimpasto come fosse un gioco di caselle”, dice il vicepresidente dei deputati del Pd Antonello Giacomelli, braccio destro di Dario Franceschini. “Ha ragione Renzi, non si tratta di un gioco di caselle ma di assicurare stabilità ed efficacia. Nella direzione del Pd servirà che discutiamo francamente di cosa sia necessario per assicurare al Paese una azione efficace di governo ed un costante convinto sostegno della maggioranza parlamentare”.
Partita a scacchi
Data la cornice entro la quale si muove la logica del rimpasto, non si può non tener conto del fatto che è più che mai necessario staccare i percorsi della riforma elettorale e di “‘Impegno 2014”. Perché nel frattempo il governo va avanti, già a partire dalla riunione del Consiglio dei ministri di oggi, con i provvedimenti economico-fiscali e con gli obiettivi indicati durante il discorso sulla fiducia dell’11 dicembre scorso. In particolare ci sarà un testo che prevede lo slittamento di tre mesi, cioè al 16 maggio, dei pagamenti delle assicurazioni Inail e un primo provvedimento sulle privatizzazioni.Quando poi il quadro politico sarà più chiaro e la riforma elettorale avrà sbocco parlamentare certo e condiviso, si potrà procedere alla sigla di impegno 2014. Insomma una partita a scacchi dove non conta fare la prima mossa, ma azzeccare quella giusta, al momento opportuno.