“Le quindicimila case vuote di proprietà regionale in una regione con tante persone senza casa sono uno scandalo a cielo aperto che grida vendetta. La Regione Lombardia sul tema di Aler deve cambiare radicalmente passo. Lo stiamo dicendo con grande decisione: Aler a Milano, in particolare ma non solo, è il laboratorio del mal governo e della mala gestione e io da presidente di Regione Lombardia voglio cambiare totalmente”. Pier Francesco Majorino, candidato governatore di centrosinistra e Cinque Stelle alle prossime regionali, non perde occasione per ribadire che è l’emergenza abitativa, insieme ai trasporti e alla sanità, una delle priorità da affrontare per chi si accinge a guidare per i prossimi cinque anni Palazzo Lombardia.
Aler, azienda regionale della Lombardia per l’edilizia residenziale, ha un debito di 427 milioni
Sono questi, infatti, i tre fronti sui quali le politiche della giunta di centrodestra hanno registrato i loro più clamorosi fallimenti. L’Aler, l’azienda lombarda edilizia residenziale, la cui gestione è interamente in capo alla Regione Lombardia, ha un debito di 427 milioni di euro accumulato negli anni. Il disastro economico non è soltanto figlio della morosità degli inquilini (nella sola città di Milano si calcola che Aler non percepisca il fitto di diecimila unità immobiliari).
Il disastro di oggi ha radici lontane. Per sanare i conti, nel 2005 Aler aveva deciso di finanziarsi attraverso la dismissione del patrimonio immobiliare. Con questo scopo era nata la Asset srl, che aveva sede nella stessa sede di Aler Milano, in viale Romagna 26. Asset srl fu messa in liquidazione nel marzo 2015 ma continuò ad accumulare debiti: 83 milioni nel 2013 che diventarono 93 nel 2018.
Gli aiuti a fondo perduto che l’Asset ricevette dall’Aler per pagare i mutui, le tasse sugli immobili, le spese e gli stipendi dei 13 dipendenti della nuova struttura, superarono i 40 milioni di euro. A cercare di metterci una pezza, con scarso successo, fu la giunta Maroni con un piano di risanamento nel 2015. Ma Aler, secondo una diligence della società Bdo, nel 2013 non poteva più chiedere prestiti alle banche. Il motivo? Ne aveva già chiesti fin troppi ed era indebitata fino al collo.
Al 30 giugno 2013 Aler, infatti, aveva in essere ben 48 contratti di mutuo, per un totale di 255 milioni di euro. Alcuni finanziamenti erano stati collegati a tre prodotti derivati che al 30 giugno di quell’anno avevano provocato una perdita di quasi sei milioni di euro.
Ma la priorità di Fontana sono le poltrone
In una regione come la Lombardia, amministrata da 28 anni dal centrodestra – è la Giunta regionale che nomina i vertici di Aler – l’azienda lombarda di edilizia residenziale è diventata un “fortino” affidato a generali del Carroccio. Il presidente di Aler Milano è Mario Angelo Sala. È in carica dal 2016 e per farlo rimanere al suo posto la Lega spinge perché venga rimosso il vincolo dei due mandati. Direttore generale è Domenico Ippolito, nominato dal governatore Attilio Fontana nel 2019. Un volto nuovo? Macché.
Ippolito aveva già ricoperto lo stesso ruolo dal 1993 al 2013, l’anno che aveva registrato le “mirabolanti” performance poco fa descritte. Due giorni fa Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, proprio dalla sede di Aler ha annunciato “un grande piano per le case popolari”. “Il ministero delle infrastrutture”, ha detto, “tornerà a occuparsi di casa. Chi mi ha preceduto non lo aveva come priorità, per me lo sarà. Mi piacerebbe coinvolgere comuni, regioni e enti locali come si faceva qualche decennio fa”. Detto dal leader del partito che ha condotto l’Aler nell’attuale abisso, più che una promessa e un impegno, appare una minaccia.
Leggi anche: Beni confiscati alle mafie in Lombardia. Fontana taglia i fondi per recuperarli