Esattamente come previsto. Se non fosse per lo stesso Matteo Renzi che su twitter pubblica la foto di uno skate che riporta alla mente Ritorno al futuro (cui l’edizione 9 si ispira) nessuno ne parlerebbe. Eppure la Leopolda vive e lotta in mezzo a noi. Insieme al Pd. Anzi, affianco. Anzi, contro. Quel che non si capisce, infatti, è il legame tra il partito e la convention renziana.
Lo stesso ex premier, d’altronde, ha sottolineato: “Il congresso non è la cosa più importante”. Quasi a voler sconfessare l’evento clou del partito con l’elezione del nuovo segretario. D’altronde, oltre alla visibilità, a scarseggiare sono anche gli ospiti di rilievo. Tanto ieri quanto oggi ci sono pochi big della politica seduti ai canonici 50 tavoli di discussione. Ivan Scalfarotto, coordinatore della Leopolda di quest’anno, parla di scelta sapiente. Ma i detrattori pensano piuttosto a un alibi.
Tra gli ospiti esterni spiccano solo Roberto Burioni, il medico che combatte i no-vax, e Roberto Cingolani, padre della robotica italiana. Che, d’altronde, non hanno mai fatto mistero di apprezzare Renzi. In questo deserto di attrattiva l’unico evento degno di nota risulta la partecipazione, questa sera, dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti. Finalmente si presume che il dem sceglierà le riserve su una sua candidatura alla segreteria: è d’altronde il cavallo su cui vogliono scommettere i renziani. In un progetto che più che a sinistra guarda all’area liberale e moderata.