Quando le cose vanno male, è l’Elevato l’ancora di salvataggio del Movimento. È successo tante volte, non ultima quando planò a Roma per risolvere alcune questioni sorte con la nascita del nuovo corso, e si appresta a farlo anche questo giovedì per mediare tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Questa volta, però, allo stesso Beppe Grillo è ben chiaro che si tratta di un tentativo destinato al fallimento perché si è andati troppo oltre.
Ma comunque vada, al contrario di quanto sostengono in molti, non sarà un viaggio a vuoto perché, volente o nolente, diventerà l’occasione per un confronto con il leader del Movimento sul tema del secondo mandato. Già proprio quella norma fondante di M5S che l’Elevato il 17 giugno sul suo blog, con un post dal titolo “Il Supremo mi ha parlato”, ha difeso a spada tratta con un intervento che molti si sono affrettati a definire come un assist a Conte nella diatriba con Di Maio.
L’incontro con l’Elevato
Peccato che questa sembra essere un’interpretazione frettolosa e semplicistica. Già perché il tema del secondo mandato, da molti ritenuto la vera ragione dello scontro fratricida nel Movimento, è un problema sia per l’ala governista di Di Maio che per i fedelissimi di Conte. Lo sa bene il leader M5S che, infatti, intende discuterne direttamente con Grillo questo giovedì.
Un incontro che a ben vedere sarà l’occasione per provare a convincere il Garante – da sempre intransigente sul punto – della necessità di introdurre un sistema di deroghe. Una necessità data dal fatto che la pressoché totalità dei big dei 5 Stelle, a partire dal presidente della Camera Roberto Fico alla vicepresidente del Senato e dei 5S Paola Taverna, senza deroghe sarebbero tagliati fuori al prossimo giro elettorale.
E ciò significherebbe letteralmente azzerare M5S in un momento cruciale per la sua storia tra l’innegabile tracollo dei consensi e le incombenti elezioni politiche su cui peserà anche il nuovo assetto delle Camere che passeranno dagli attuali 945 parlamentari a 600. Insomma una grana concreta, quella del limite al secondo mandato, che pesa sul futuro dei pentastellati.
Il problema è che un’eventuale modifica, inserendo delle deroghe, deve essere approvata dagli iscritti e, soprattutto, va fatta digerire a Grillo. Ed è proprio quanto proverà a fare Conte questo giovedì.