Tutto come previsto. Il Governo vuole l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, attuale numero uno della Marina militare, come capo di Stato Maggiore della Difesa (leggi l’articolo). Il premier Mario Draghi ha voluto una modifica normativa alla legge in vigore per poter procedere con la nomina, ignorando dunque le ombre calate sull’ufficiale per quanto riguarda i militari esposti all’uranio impoverito.
Finora il nuovo capo di Stato maggiore della Difesa poteva essere scelto solo tra gli ufficiali di alto grado in servizio attivo, con meno di 65 anni. Cavo Dragone compirà proprio 65 anni nel 2022. Ma l’intervento del Governo Draghi assicura adesso la possibilità di nominare anche generali e ammiragli “richiamati”. Tutto modificando il Codice dell’ordinamento militare all’articolo 25, aggiungendo appunto che il capo di Stato maggiore della Difesa è scelto tra gli ufficiali “in servizio permanente ovvero richiamati ai sensi dell’articolo 1094, comma 4”.
Nel comma in questione si legge che gli ufficiali nominati capo di Stato Maggiore, “se raggiunti dai limiti di età, sono richiamati d’autorità fino al termine del mandato”. Il Governo non sembra dunque curarsi delle dichiarazioni di due ufficiali dell’Esercito, diventate oggetto di indagini, i quali sostengono che anche quando erano abbondantemente noti i rischi a cui andavano incontro i militari impegnati nelle missioni internazionali di pace, i vertici della Difesa, Cavo Dragone in testa, hanno lasciato le truppe esposte all’uranio impoverito, materiale causa di tumori.