A viale Mazzini l’ora di rinnovare i vertici in scadenza si avvicina a grandi passi. Ma prima di procedere alla nomina del nuovo Cda – Camera e Senato hanno annunciato che il 31 marzo pubblicheranno gli avvisi – i partiti si affrettano a spartirsi quel (poco) che ancora rimane da prendere prima della battaglia vera e propria.
Da Roma Ladrona a Lega poltrona. Caccia aperta del Carroccio nelle Spa di Stato
Quella per i prossimi Ad e presidente, cariche che fanno gola a tutti, nessuno escluso, compresi i Draghi boys, cioè quello figure tecniche, i manager amministrativi che il presidente del Consiglio potrebbe voler opzionare per allineare finalmente la media company italiana ai modelli competitivi sul mercato. Ma, come è noto, la partita delle poltrone Rai e la politica sono strettamente intrecciate e difficilmente i partiti accetteranno di restare a bocca asciutta. In ogni caso, gli equilibri all’interno della tv di stato ad oggi sono ancora quelli del Conte I. Cioè quando a governare insieme erano M5s e Lega con quest’ultima che non perde occasione per rivendicare ruoli e posizioni chiave. In quest’ottica vanno lette le ultime nomine varate.
Maurizio Fattaccio, considerato vicino al Carroccio, è il nuovo presidente di Rai Pubblicità. Ovvero la concessionaria del gruppo che gestisce in esclusiva la pubblicità su tutti i mezzi (radio, tv e web) e le piattaforme del servizio pubblico nonché la pubblicità dei principali circuiti cinematografici in Italia. Non certo quisquiglie, insomma. Come ovviamente non lo sono le altre cariche in scadenza nelle partecipate di Stato. Su cui il partito di Matteo Salvini (e del potente ministro economico Giancarlo Giorgetti) ha messo gli occhi.
Da Cassa depositi e prestiti (che a sua volta detiene le quote delle più importanti partecipate statali: Eni, Snam, Italgas, Terna, Poste e altre società minori) attualmente guidata da Fabrizio Palermo a Leonardo, terza azienda più grande d’Europa nel settore della difesa al cui vertice siede oggi Alessandro Profumo, condannato dal Tribunale di Milano a sei anni di reclusione per i reati di aggiotaggio e false comunicazioni in relazione ai derivati Alexandria e Santorini stipulati da Mps con Nomura e Deutsche Bank.
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L’ultima conquista della Lega è Rai Pubblicità
Chiaro che il premier Draghi, in accordo col titolare del Mef Daniele Franco, con il sottosegretario Roberto Garofoli e con l’economista Francesco Giavazzi – suo consigliere economico – sarà il king maker di queste operazioni strategiche. Ma fra i politici sicuramente Giorgetti è quello che con l’ex numero uno della Bce può vantare il rapporto di stima e fiducia più consolidato. Palermo, indicato a suo tempo dai 5Stelle, punta alla riconferma.
Ma dovrà vedersela con Dario Scannapieco, attuale vicepresidente della Bei, molto vicino sia al premier che al titolare di XX Settembre. In ogni caso, sulla governance delle società a partecipazione pubblica il Mise ha un peso rilevante. Non a caso, in una recente audizione in Commissione Trasporti alla Camera, Giorgetti ha tirato in ballo un dossier “caldo” come quello di Tim e Open Fiber. Affermando che il governo potrebbe anche sostenere il progetto di una nuova rete unica che unisca FiberCop di Tim a Open Fiber. A patto che la newco operi sotto l’egida del potere pubblico e non abbia nel capitale partecipazioni pesanti di gruppi stranieri come Vivendi.
“La situazione nel corso del tempo si è evoluta, l’intervento dei fondi ha arricchito i soggetti. E poi c’è la Cdp, oggettivamente al momento in una situazione abbastanza anomala. Essendo azionista di due soggetti e in competizione, e anche questo tema deve essere risolto”. Insomma, il ministro la sua voce la fa sentire eccome.