A due giorni dal commissariamento della Lega veneziana, il presidente del Veneto Luca Zaia ha escluso l’ipotesi di un immediato rimpasto di giunta. La decisione arrivata dal consiglio nazionale del Carroccio ha allontanato il segretario Paolo Pizzolato. “Non ho mai creduto nei commissariamenti – ha spiegato Zaia – mi chiedo a chi giovino le sanzioni”. Secondo il governatore ora nella Lega veneta “si è passati dallo scambio di prigionieri alle esecuzioni per le strade”. Rispetta la scelta, ma non la condivide. “Non sono a capo né di fazioni né di correnti – ha proseguito Zaia – Maroni e Tosi lo sanno. Non rappresento certo un pericolo perchè ho di meglio da fare”. Il governatore legista difende i rapporti con i suoi assessori, in particolare con i ‘tosiani’ Stival e Conte: “gli ho chiesto di non abusare del ruolo istituzionale per fare politica. Per ora non c’è nessuno che ha mancato il rispetto delle regole.
Chi vuole farlo me lo deve venire a dire direttamente”. Zaia conferma di avere parlato del ‘caso Veneto’ anche con il segretario federale Roberto Maroni. «Mi ha confermato – ha precisato – di non aver mai dato il suo consenso alla decisione del commissariamento».
Alla vigilia del suo incontro con il presidente incaricato Pierluigi Bersani assieme agli altri governatori, Zaia ha sottolineato che non toccherà termini politici ma porterà le esigenze del Nord, l’autonomia, la macroregione e i problemi del Patto di Stabilità. Il Veneto, infatti, ha fermi 1,3 miliardi di euro che potrebbe dedicare a pagare fornitori che hanno fornito servizi alla Regione. Un plafond di 127 milioni di euro destinati a coprire le necessità di liquidità delle Pmi è stato varato da Veneto Sviluppo in collaborazione con Veneto Confidi, Unicredit e Antonveneta. Nella prima tranche sono previsti prestiti per 56 milioni da parte di Mps-Antonveneta entro i prossimi 30 giorni e 71,4 milioni da parte di Unicredit che dal 2 aprile inizierà l’istruttoria delle domande. Complessivamente il progetto prevede di erogare importi dai 30mila ai 300mila euro ad impresa necessari a coprire i problemi di liquidità di breve termine. Oltre 700 imprese se ne sono già andate oltre confine, comportando la perdita di 13mila posti di lavoro.