Partiamo dall’affluenza e dal confronto con le precedenti elezioni Politiche del 2018, evitando di cadere nella trappola di utilizzare come termine di paragone le Europee: se è vero che parliamo sempre di frutta, non si possono confrontare le mele con le pere. Nel raffronto Politiche su Politiche, infatti, lo spread è di quasi dieci punti percentuali: dal 73,98% al 64,10% (dato aggiornato alle 23.23) con una flessione del 9,88%.
Un crollo sul quale pesano alcuni dati regionali, specialmente al Sud, a cominciare dalla Campania e dal Molise dove la flessione dell’affluenza sfiora i 16 punti percentuali. Cosa ci dicono questi numeri? Visto il calo generalizzato dell’affluenza, probabilmente il Movimento 5 Stelle, che stava recuperando bene rispetto alle previsioni di un mese e mezzo fa, è stata la forza politica maggiormente penalizzata da questo dato.
Piccola chiosa: alle 12 di ieri, l’affluenza sembrava in linea con quella del 2018, ma si è trattato di un trend ingannevole. C’è infatti da fare un’ulteriore considerazione: nel 2018 si votava in un altro periodo dell’anno caratterizzato dal maltempo. Ieri mattina, al contrario, il bel tempo ha favorito un afflusso alle urne in linea con quello di quattro anni fa. Ma già dalle 19 c’è stato un calo di 7 punti a causa del peggioramento delle condizioni climatiche, simili a quelle del marzo 2018. Con l’aggravante che, a parità di condizioni meteo, il calo è stato questa volta ancora più significativo
Nella coalizione di Centrodestra, c’è un solo grande vincitore che è Fratelli d’Italia
Nella coalizione di Centrodestra, c’è un solo grande vincitore che è Fratelli d’Italia con almeno 16 punti di vantaggio sia sulla Lega e che su Forza Italia. All’interno dell’alleanza si è registrato un travaso di voti tra quello che fu l’exploit del Carroccio nel 2018 e quello attuale di FdI. Un dato che porrà dei problemi all’interno della maggioranza: tra le forze che la compongono è venuta meno la dicotomia sulla leadership tra Salvini e la Meloni, questa dicotomia non c’è più.
Di fronte al dato negativo della Lega, a Salvini non resta che rivendicare la vittoria della coalizione. Quanto a Forza Italia, dopo le uscite di Brunetta, Gelmini e Carfagna, avvicina il traguardo dell’8%, quasi il doppio di quanto veniva accreditata da alcuni sondaggi. Merito della campagna di Berlusconi sui Social e del lavoro sul territorio del tandem Ronzulli-Tajani.
Per il Centrosinistra è stata un’occasione persa
Per il Centrosinistra è stata un’occasione persa. Se il Pd non avesse sottostimato la forza del Movimento 5 Stelle, pensando che non sarebbe arrivato in doppia cifra, la coalizione Pd-M5S-Azzione-Renzi avrebbe potuto probabilmente pareggiare i seggi al Senato. All’interno dello schieramento spicca la nota negativa del Partito democratico: paga una campagna elettorale basata troppo sulla dicotomia bene-male, rosso-grigio e troppo poco sul “qui e ora”, sulle emergenze del Paese.
Gli italiani ormai si sono abituati alla crisi: prima quella economica, poi quella pandemica e infine la guerra: il Pd non ha saputo dare risposte valide almeno nella percezione degli elettori a questi temi. Sinistra italiana-Verdi ha centrato il quorum portando acqua al mulino dell’alleanza come ha fatto anche la Bonino con + Europa. Mentre Di Maio rischia di non raggiungere l’1% e di mandare dispersi i voti ottenuti.
Se la Lega è tornata a polarizzarsi molto al Nord, il M5S ha fatto la stessa cosa al Sud
Se la Lega è tornata a polarizzarsi molto al Nord, i 5 Stelle hanno fatto la stessa cosa al Sud: con un’affluenza più consistente al Mezzogiorno, che invece, come detto, soprattutto in alcune regioni a causa del maltempo è stata addirittura inferiore rispetto al 2018, il risultato del terzo partito d’Italia avrebbe potuto essere anche migliore. Se la campagna elettorale fosse finita il 15 ottobre avremmo registrato molto probabilmente l’affiancamento e il sorpasso del Pd.
Fantapolitica? Fino a un certo punto: se il Movimento cresce e il Pd cala, la tendenza non si ferma il giorno del voto. I 5 Stelle hanno centrato la campagna elettorale riaccendendo la storia d’amore con la base grazie ai temi cari al proprio elettorato a cominciare dal Reddito di cittadinanza. Spogliati gli abiti del premier, Conte ha preso le misure al suo elettorato fino ad arrivare alla sfiducia del governo Draghi. Mai come oggi il Movimento 5 Stelle è identificato con la figura di Conte.
Nella coalizione Azione-Italia Viva non tutte le attese sono state centrate completamente
Partita con buone premesse, nella coalizione Azione-Italia Viva non tutte le attese sono state centrate completamente. Primo per la presenza di due leader forti – Calenda e Renzi – ma divisivi: Odi et amo, direbbe Catullo. Secondo per non saputo mettere a terra un progetto futuro. Va segnalata la crescita del partito di Calenda più di quella di Renzi. Azione è uno dei pochi partiti che, al termine dello spoglio, segnerà un più. Avvicinando Forza Italia.
Da oggi, a risultato a acquisito, tornerà in primo piano il vero problema: nel Paese c’è bisogno di pane. Tradotto: maxibollette in arrivo, rischio di nuove ondate di Covid e allarme disoccupazione. Il nuovo Parlamento si troverà di fronte alla sfida della prossima Legge di bilancio per non parlare dell’attuazione del Pnrr. L’invito per il prossimo premier è quello di ascoltare il doppio di quanto si parla.
Ci sarà da vedere quanti seggi la somma dei voti del Centrodestra porterà alla coalizione. Se ci sarà una maggioranza chiara sia al Senato che alla Camera, Mattarella darà quasi sicuramente l’incarico alla Meloni. Se così però non fosse il discorso potrebbe cambiare. Di fronte alle difficoltà economiche di famiglie e imprese, servirà un piano serio per il futuro. E a quel punto, mai dire mai, la carta Draghi potrebbe tornare tra le opzioni del Quirinale.
L’autore è Direttore generale Lab21.01, docente di Strategie delle ricerche di mercato e di opinione all’Università degli studi RomaTre e direttore del Comitato Scientifico dell’Associazione Nazionale Giovani Innovatori
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