La crisi di Governo rischia ancora una volta di far implodere tutto il centrodestra, facendo emergere le difficoltà interne ai partiti della coalizione. Il pomo della discordia è facilmente sintetizzabile. Da una parte ci sono la Lega di Matteo Salvini e Forza Italia di Silvio Berlusconi che vogliono, anche se non si può urlarlo ai quattro venti, proseguire con l’esperienza del Governo di Mario Draghi.
La crisi di Governo rischia ancora una volta di far implodere tutto il centrodestra
Dall’altra c’è la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che scalcia affinché cada l’attuale Esecutivo e si vada all’incasso alle urne. Meloni è ben consapevole delle intenzioni dei suoi alleati e sicuramente non se ne rallegra, ma anche questo non si può dire ad alta voce. Ecco allora che partono i messaggi subliminali tra i due schieramenti.
“Appelli, ripensamenti, suppliche e giravolte: per paura di esser sconfitta, la sinistra è disposta a tutto pur di scongiurare il ritorno al voto. Possono fuggire quanto vogliono, arriverà presto il giorno in cui dovranno fare i conti col giudizio degli italiani”, dice la leader di Fratelli d’Italia, il cui partito si ritrova in piazza a Milano per chiedere di andare alle urne.
Un flash mob “in difesa della democrazia” in concomitanza con la manifestazione organizzata da quanti chiedono la prosecuzione del Governo Draghi. Ma sono soprattutto i suoi alleati, o buona parte di loro, che non hanno fretta di andare ad elezioni anticipate, come dicevamo. Tra le truppe leghiste e azzurre sembra prevalsa l’anima governista di chi fa il tifo perché l’ex banchiere rimanga saldamente in sella.
L’obiettivo di Salvini e Berlusconi, che hanno stabilito la comune strategia a Villa Certosa, è dunque proseguire l’esperienza di Governo con Draghi senza i Cinque Stelle, cercando magari di strappare, alla luce di nuovi equilibri politici, un rimpasto per arrivare a mettere le mani su ministeri strategici, dall’Agricoltura all’Interno.
Tra i governisti della Lega – dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ai governatori del Nord, ieri si è fatto sentire Massimiliano Fedriga. “Non posso utilizzare il mio ruolo istituzionale per una raccolta di firme” per chiedere che il premier rimanga al suo posto, “ma al contempo voglio rimarcare la mia fortissima stima in Draghi”, ribadisce il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni.
“Forza Italia vuole “andare avanti con questo Governo, ma senza il M5S”, perché “i cittadini chiedono stabilità e un Governo che vive una guerriglia è instabile”, conferma il coordinatore azzurro, Antonio Tajani. E per essere ancora più esplicito Tajani spiega che “parlare di elezioni adesso è prematuro” e che “Forza Italia non è un partito che vuole andare necessariamente al voto”. Parole destinate a incendiare il centrodestra e a provocare l’ira funesta di Meloni e i suoi.
Tanto che da Forza Italia e Lega, per rabbonire gli alleati di FdI, ogni tanto fa capolino chi ricorda che comunque Salvini e Berlusconi non hanno paura di sottoporsi al giudizio degli italiani. “Diamo agli italiani la possibilità di scegliere un nuovo Parlamento che finalmente, e per cinque anni, si occupi di lavoro, sicurezza e salute degli Italiani, altro che droga libera, Ius soli o ddl Zan”, sentenzia il vicesegretario della Lega, Lorenzo Fontana.
Ma, appunto, si tratta di maldestri tentativi di camuffare le reali intenzioni di Lega e Forza Italia che puntano dritte al Draghi bis. Ma la Meloni non ha l’anello al naso. E a Salvini che continua a dire che in Aula domani farà il bene dell’Italia replica da Fratelli d’Italia Daniela Santanché: “Il bene dell’Italia è dare la parola ai cittadini italiani, per dare alla nazione un Governo forte che riesca a fare le cose: questo sappiamo che è il bene per l’Italia, tutto il resto sono balle”.
A ciò si aggiunga il caso – che ha mandato su tutte le furie la Meloni – dei sindaci che hanno firmato l’appello perché Draghi rimanga a Palazzo Chigi. Ma la Meloni a scorrere la lista dei firmatari ha ben poco da scagliarsi solo contro la sinistra. Tra quanti hanno firmato infatti figurano non pochi sindaci di centrodestra tra cui quelli di Genova, Venezia, Arezzo, Lucca, Barletta, Asti. Il che conferma quanto diciamo dall’inizio sull’ambiguità di Lega e Forza Italia che in realtà puntano sulla riconferma dell’ex banchiere.
“In questo momento andare a elezioni anticipate per la collettività è un problema”, spiega Alessandro Ghinelli, sindaco di Arezzo, dopo le critiche ricevute da Fdi, che sostiene la sua giunta. “Ben venga Draghi con un governo e un’agenda chiara, ma per un governicchio che sta in piedi più o meno, meglio andare al voto”, rincara la dose il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, di Forza Italia.
“Noi dobbiamo fare quattro o cinque cose – ha aggiunto – sono cose che interessano gli italiani, dobbiamo farle adesso, entro marzo, con il miglior presidente del Consiglio che possiamo avere, che abbiamo, che è Draghi e che abbiamo sostenuto fino ad oggi anche a costo di perdere qualche voto”. Che la situazione sia ad alta tensione nel centrodestra lo dimostra l’arrivo del leader azzurro a Roma.
Berlusconi riunisce i suoi a Villa Grande, mentre Salvini vede i parlamentari della Lega dopo aver parlato con i dirigenti del partito. La linea non cambia: non solo per la difficoltà del momento internazionale ed economico, ma anche perché né Salvini né Berlusconi vogliono assumersi la responsabilità di esser loro alla fine a provocare la crisi del Governo Draghi.
“O Draghi senza M5S o le urne”, la tesi. La parola – è comunque il ragionamento prevalente – spetta al premier, non sarà tanto un’operazione numerica a spostare gli equilibri, considerato che la fiducia non è venuta mai meno e che i numeri a sostegno di Draghi ci sono sempre stati in Parlamento. Lega e FI di certo di fronte ad un discorso aperturista di Draghi non faranno mancare il loro appoggio.
Gli unici che continuano ad abbaiare alla luna sono Fratelli d’Italia: “Servono libere elezioni per contrastare questa deriva antidemocratica: non si può pensare che ai partiti, alla politica e al voto degli italiani possa essere sostituito l’uomo solo al comando”, sostiene il capogruppo di FdI alla Camera, Francesco Lollobrigida.