Di Gaetano Pedullà
Sai che sorpresa il dato dell’Istat! Come se vedere un +0,2 o un -0,2% cambiasse la realtà dei fatti: siamo alla canna del gas! Troppi anni di tagli agli investimenti, di disoccupazione galoppante e di consumi al lumicino non potevano che portarci nel baratro in cui siamo. Adesso la sfida sta nel tirarci fuori dalla recessione.
E qui le strade sono due, a meno che non vogliamo continuare a curarci con l’aspirina: o si esce dall’Eurosistema – con tutti i problemi che questo comporta, ma con la certezza che dopo un anno di immani sacrifici la nostra produzione industriale schizzerà alle stelle per effetto della svalutazione sulla nuova moneta – oppure si va prima possibile a Bruxelles per offrire uno scambio all’Europa. Noi mettiamo sul piatto una serie di riforme strutturali e l’Unione ci permette di mettere cento miliardi l’anno per almeno tre anni a disposizione della crescita, tagliando tasse e cuneo fiscale sul lavoro.
L’Europa e i tedeschi soprattutto faranno di tutto per mettersi di traverso, ma oggi in queste condizioni l’Italia per assurdo ha un argomento fortissimo con cui farsi sentire: il nostro mostruoso debito pubblico. Una cifra che, diciamo la verità, nelle attuali condizioni non potremo restituire mai. Allora piuttosto che perdere tutto o gran parte dei crediti è ora che la comunità – se è tale davvero – ci faccia scudo e aiuti la ripresa. Se invece comunità non è, tanto vale tornare presto alla lira. Perché una fine spaventosa è sempre meglio di uno spavento senza fine. E la prospettiva di decenni di manovre fiscali e austerità sono peggio di un film dell’orrore.