La legge è all’ultimo chilometro. L’introduzione delle Unioni civili in Italia intravede il traguardo. Con spaccature, come quella di Forza Italia, e polemiche, a partire dalla questione di fiducia posta dal Governo per volere di Matteo Renzi e giudicata “un errore grave” da Sinistra italiana. Per il capogruppo della Lega, Massimo Fedriga, la decisione è addirittura la “dimostrazione plastica in questo Parlamento dei servi della gleba per essere ricandidati”. Ma il superamento della linea di arrivo delle Unioni civili, previsto per giovedì, non è così scontato a causa della necessità di emanazione di decreti attuativi. Da Angelino Alfano, infatti, potrebbe arrivare lo sgambetto in fase di “extratime”. E su specifici aspetti. Magari fari spenti, sotto l’impulso dell’ala più intransigente del gruppo di Area popolare (Ap). L’obiettivo minimo potrebbe essere l’allungamento dei tempi. Certo, con l’approvazione il testo diventerà legge in settimana: sarà possibile il riconoscimento delle coppie che ne faranno richiesta. Tuttavia, il testo prevede anche una delega al Governo sulle “disposizioni dell’ordinamento dello stato civile in materia di iscrizioni, trascrizioni e annotazioni”, sulla “modifica e riordino delle norme in materia di diritto internazionale privato” e sulle “integrazioni normative per il necessario coordinamento della legge” con altre norme.
Voce d’Angelino
I decreti devono essere emanati entro sei mesi (poco prima della fine dell’anno). E a chi spetta questo compito? Al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, di concerto con il ministro delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. E anche, anzi soprattutto, il ministro dell’Interno Alfano. Il titolare del Viminale “potrebbe avere tutto l’interesse politico a rallentare i tempi o a complicare le procedure”, sottolinea l’ex presidente del Circolo Mario Mieli, Andrea Maccarrone, tra gli attivisti per i diritti gay meno contenti della norma. Del resto da Area popolare l’insoddisfazione sul via libera alle Unioni civili è stato esposto pubblicamente. “Mantenere alta la vigilanza sulla legge e sulla sua applicazione sarà un compito importante per tutti coloro che guardano ancora con molta perplessità a questa legge”, ha affermato Paola Binetti, deputata di Ap. Quasi un invito ad Alfano.
Crisi di nervi azzurra
Mentre sul fronte del Governo c’è la corsa all’approvazione il prima possibile, il tema provoca nuove tensioni anche in Forza Italia. “Abbiamo una linea molto chiara e limpida contro la legge Cirinnà, che giudichiamo ipocrita, falsa, che di fatto omologa l’unione civile al matrimonio senza dirlo, e che produrrà un contenzioso infinito all’interno del diritto di famiglia. Una brutta legge, incostituzionale, e per questo noi diciamo ‘no’”, ha affermato il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta. Parole che avranno fatto piacere al candidato sindaco a Roma, Alfio Marchini. Fatto sta che la “legge incostituzionale”, e invisa all’imprenditore, che ambisce al Campidoglio, sarà votata anche da una buona parte dei deputati azzurri (l’ultimo conteggio si era fermato a dieci, ma potrebbe aggiornarsi al rialzo). A cominciare dalle ex ministre Stefania Prestigiacomo e Mara Carfagna, che si opporranno alla fiducia ma diranno sì al testo inviato dal Senato. Aprendo una nuova lacerazione nelle partito di Silvio Berlusconi. Per questo Brunetta ha dovuto dichiarare a malincuore la “libertà di coscienza”. “Che noi consideriamo come un valore aggiunto rispetto alla nostra decisione di gruppo”, ha concluso giustificando le posizioni diverse in Forza Italia. Che per gran parte fa il tifo per Alfano in sede di attuazione delle Unioni civili.