Superati gli ostacoli, la tregua nella Striscia è confermata: Netanyahu accusa Hamas di sabotaggio, ma era Israele a dover trovare l’accordo nel governo

Le tregua nella Striscia è rimasta in bilico per ore, ma alla fine la conferma: l'accordo è stato raggiunto e tutti gli ostacoli superati.

Superati gli ostacoli, la tregua nella Striscia è confermata: Netanyahu accusa Hamas di sabotaggio, ma era Israele a dover trovare l’accordo nel governo

Dopo qualche altra ora di tensione e dubbi, la svolta sull’accordo per la tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi sembra essere arrivata. A confermare l’intesa è stato il leader del partito religioso di destra Shas, Arie Deri: “Ho ricevuto la conferma che tutti gli ostacoli sono stati superati”, annuncia durante la conferenza annuale di Shas. Le questioni ancora in bilico, fa sapere anche una fonte statunitense nel pomeriggio, “sono state risolte e l’accordo è concluso”.

Anche i funzionari israeliani hanno confermato che “la crisi dell’ultimo minuto” è stata superata e che domani il gabinetto e il governo di Tel Aviv si incontreranno per approvare l’accordo sul cessate il fuoco e sulla liberazione degli ostaggi. La tregua scatterà domenica a mezzogiorno e 15 e in quella stessa giornata è previsto il primo rilascio degli ostaggi: verranno liberate tre donne.

Ma l’intesa è stata a lungo in bilico nel pomeriggio, sebbene fosse stata annunciata sia dal presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden, che da quello entrante, Donald Trump, Mancava ancora l’annuncio ufficiale del primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu.

A darne notizia era stato l’ufficio del primo ministro israeliano, che ha attribuito il rinvio a “Hamas, che ha rinnegato parti dell’accordo raggiunto con i mediatori e Israele nel tentativo di ottenere concessioni dell’ultimo minuto”. L’ufficio aveva aggiunto che “il gabinetto israeliano non si riunirà finché i mediatori non comunicheranno a Israele che Hamas ha accettato tutti gli elementi dell’accordo”. Netanyahu ha ulteriormente ribadito che il vero problema era rappresentato dalle richieste di Hamas, che “sta cercando di dettare l’identità” dei prigionieri palestinesi da rilasciare, includendo uomini direttamente coinvolti negli attentati del 2023. Il primo ministro ha affermato che “Israele ha il diritto di veto sul rilascio di assassini di massa che sono simboli del terrore”.

A queste dichiarazioni ha risposto il membro dell’ufficio politico di Hamas, Izzat al-Rashak, negando di aver fatto richieste ulteriori rispetto alla bozza di accordo già approvata. Al-Rashak ha sostenuto che il movimento palestinese “è impegnato a rispettare l’accordo” e che “se questo salterà, sarà colpa di Tel Aviv”.

Le tregua nella Striscia era in bilico: Bibi accusa Hamas di sabotaggio e dopo bombarda Gaza

Le parti hanno continuato a rimpallarsi le responsabilità per i ritardi, che rischiano di compromettere la tregua prevista per domenica. Questo botta e risposta ha provocato la rabbia delle famiglie degli ostaggi del Forum Haim, che hanno dichiarato: “Né Hamas né Ben Gvir, ma Benjamin Netanyahu sarà responsabile di qualsiasi ulteriore ostacolo al ritorno degli ostaggi”.

Nel frattempo, l’aviazione israeliana è tornata a colpire con estrema durezza, causando almeno 81 morti in meno di 24 ore. Questo ha suscitato l’ira del capo negoziatore di Hamas, Khalil al-Hayya, che ha dichiarato che il gruppo “non perdonerà mai” le sofferenze inflitte ai palestinesi.

Le tensioni tra Netanyahu e Smotrich che rischiano di causare una crisi di governo

Se il negoziato non si era subito concluso, le responsabilità sembrano essere condivise. Tuttavia, appare evidente che uno degli ostacoli principali derivasse dalle tensioni interne al governo israeliano. Secondo la tv pubblica Kan, il ritardo nell’annuncio della tregua è dovuto a una “crisi notturna tra il ministro sionista religioso Bezalel Smotrich”, contrario all’accordo, e il primo ministro Netanyahu, che vuole garantire l’intesa per evitare una crisi di governo.

Il ministro delle Finanze, Smotrich, aveva affermato che il suo partito di estrema destra, Religious Zionism, sarebbe rimasto nella coalizione di governo solo se Netanyahu avesse accettato di tornare in guerra per “distruggere Hamas” dopo la conclusione della prima fase dell’accordo di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi. Questo ultimatum ha messo in difficoltà Netanyahu, poiché una simile condizione verrà certamente rifiutata da Hamas, rischiando di attribuire a Tel Aviv la responsabilità per il mancato accordo di pace.