Tre visite istituzionali fuori dall’Italia, una delegazione monstre di oltre 100 persone, e una spesa per viaggi e pernottamenti superiore ai 155mila euro. Questo è il quadro, decisamente poco sobrio, che emerge andando a curiosare tra le prime missioni istituzionali della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Oltre cento persone al seguito e 156mila euro di spesa. Ecco il conto dei primi tre viaggi di Stato della Meloni
Per carità: più che legittimo che una premier, specie se appena arrivata, partecipi alle visite con tutti i crismi del caso. Ma è un fatto che spese di questo tipo, andando a vedere i predecessori della stessa Meloni (da Mario Draghi a Giuseppe Conte), non si trovano.
Il dato, andando nello specifico, emerge in riferimento al mese di novembre, di fatto il primo mese in cui l’azione del governo targato Fratelli d’Italia è entrata nel vivo. Ebbene, la Meloni ha compiuto in totale quattro missioni istituzionali, una in Italia e tre all’estero. Partiamo dalla prima per la quale, secondo i dati riportati da Palazzo Chigi, le presidente del Consiglio ha voluto con sé una delegazione di 22 persone.
In totale sono stati spesi 1.496 euro per i viaggi e 953 euro per pernottamento e pasti. Poca roba, dunque. I conti sono notevolmente diversi per le tre missioni all’estero. Secondo la tabella governativa, infatti, risulta innanzitutto che i componenti della delegazione interna alla presidenza del Consiglio siano stati, nel totale delle tre visite, ben cento, cui si sono aggiunte altre 12 persone esterne a Palazzo Chigi.
Un bel seguito, non c’è che dire. Che forse giustifica l’esborso, decisamente più alto rispetto alla missione istituzionale compiuta in Italia: i costi sostenuti per i trasferimenti sono stati pari a 78.674,22; quelli per pernottamento e pasti 77.548,13. Totale: 156.222,35 euro. In media, dunque, 50mila euro per ogni missione compiuta. Se si dovesse andare di questo passo, le spese potrebbero diventare preoccupanti. Ma di quali viaggi stiamo parlando? Il documento con gli esborsi purtroppo non li riporta.
Ma consultando l’agenda di Palazzo Chigi è facile ritrovare il bandolo della matassa: giovedì 3 novembre incontro con i vertici delle istituzioni europee a Bruxelles; lunedì 7 novembre vertice dei capi di Stato e di Governo alla COP27 a Sharm El-Sheikh; martedì 15 e mercoledì 16 novembre vertice del G20 a Bali. Tutte riunioni importantissime, ci mancherebbe. Ma 156mila euro per quattro giorni effettivi di trasferta resta una cifra discreta.
In attesa di conoscere le spese anche per le missioni effettuate nel mese di dicembre, si aspetta la pubblicazione di un altro tassello fondamentale per conoscere come il nuovo governo si sta muovendo: nomi, cv e compensi dei vari staff ministeriali. A distanza ormai di tre mesi, infatti, Palazzo Chigi (ma anche molti ministeri, dalla Salute all’Interno passando per gli Esteri e l’Istruzione) non ha ancora pubblicato sul sito i nomi di consulenti e collaboratori. Inezia? Non proprio.
Le norme parlano chiaro. La fatidica sezione “amministrazione trasparente”, imposta dalla legge a tutte le pubbliche amministrazioni, sul sito manca dei dovuti aggiornamenti. Parliamo, in altre parole, di tutto l’armamentario la cui indicazione on line è stata regolata nel dettaglio dal decreto legislativo numero 33 del 2013.
E cosa dice questo decreto? Semplice. “Le pubbliche amministrazioni pubblicano” nomi, cognomi, curricula e compensi di chiunque abbia “incarichi politici, di amministrazione, di direzione o di governo […] entro tre mesi dalla elezione, dalla nomina o dal conferimento dell’incarico”. Si resta in attesa di novità.