Nessuna incostituzionalità nel cosiddetto Lodo Conte. L’Associazione nazionale magistrati sgombra il campo dai sospetti sulla proposta del premier per andare avanti con lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Una posizione che rende Italia Viva sempre più isolata all’interno della maggioranza giallorossa. Il presidente dell’Anm, Luca Poniz, ha definito una polemica pretestuosa quella sul Lodo Conte. “Distinguere la posizione del condannato e dell’assolto è saggissimo – ha aggiunto il presidente dell’Associazione nazionale magistrati – e non capisco perché dovrebbe essere incostituzionale”.
Anche dal numero uno delle toghe non mancano però dubbi sulla riforma generale del processo proposta dal guardasigilli Alfonso Bonafede. “L’idea di programmare i tempi dei processi – ha dichiarato Poniz – è utopistica, totalmente fuori dalla realtà. La cosa stravagante è che le discussioni sono calate dall’alto, non sento parlare di numeri, dati, analisi quantitative del fenomeno. Ai cittadini – ha sottolineato – va detto che in Italia i magistrati sono la metà rispetto alla media europea, mentre il carico di lavoro è il doppio: abbiamo in Italia 11 magistrati ogni 100mila abitanti, mentre in Europa sono 22 ogni 100mila abitanti. Migliaia di fattispecie penali rendono il sistema ingovernabile”.
L’ALTRO FRONTE. A restare critici verso lo stop alla prescrizione sono invece gli avvocati. “L’Anm ha le sue prospettazioni, ognuno la vede come ritiene. Secondo l’Ocf ci sono dubbi di costituzionalità”, ha ribadito Giovanni Malinconico, presidente dell’Organismo congressuale forense. Per Malinconico infatti il Lodo Conte “stabilisce il principio di discriminazione tra chi è condannato e chi è assolto in primo grado, rende urgenti i procedimenti dove ci sono imputati assolti e lascia nel girone dantesco quelli in cui ci sono condannati”. Ancora: “Non è detto che chi sia stato condannato in primo grado sia colpevole. Il processo deve avere una prospettiva temporale ragionevole perché non occupi tutta la vita delle persone, a prescindere dall’entità della pena. Il tempo del processo è un problema drammatico”.
PROVE D’INTESA. Su una possibile intesa relativa sia alla prescrizione che alla riforma del processo penale in generale appaiono intanto fiduciosi sia lo stesso premier Giuseppe Conte che il segretario dem Nicola Zingaretti. “Noi non siamo contro gli alleati, e Italia Viva, Leu e M5s e altri sono alleati. Se ci sono idee diverse si cerca una sintesi. Certo, subiamo aggressioni, questo è un errore di chi le fa. Confido che anche sulla prescrizione ci sia un punto di sintesi. Noi chiediamo che non ci siano processi infiniti”, ha affermato Zingaretti. “Il clima è molto buono”, ha aggiunto Conte. Ma Italia Viva non sembra disposta a piegarsi. “Sulla prescrizione la proposta emersa ha dei dubbi di costituzionalità – ha insistito Maria Elena Boschi – quelli di tanti esperti, così la riforma non funziona e non raggiunge l’obiettivo che ci siamo dati, processi più brevi. Si rischia un fine processo mai”.
Ma forse non tutto è perduto. “Cerchiamo di trovare una soluzione di maggiore garanzia per i cittadini – ha precisato la capogruppo alla Camera. Noi votiamo per tornare alla prescrizione della scorsa legislatura, che ha votato anche il Pd, la proposta Orlando. Quella di Costa, di Forza Italia, non fa altro che tornare a quella. Il Pd voterebbe contro. Il Parlamento è sovrano”.