Ok allo stop alla prescrizione anche da parte dei magistrati. Il congresso nazionale dell’Anm a Genova, apertosi con una critica al provvedimento inserito nello Spazzacorrotti, si è chiuso con un plauso alla riforma e il sindacato delle toghe che è arrivato a rivendicarne persino la paternità. A far tornare il sereno tra la magistratura e il ministro della giustizia Alfonso Bonafede sembra sia stata la promessa da parte di quest’ultimo di abbandonare definitivamente l’idea di nominare i membri del Csm tramite sorteggio. L’associazione nazionale magistrati, presieduta da Luca Poniz (nella foto), era partita sostenendo che, “senza una modifica complessiva del sistema”, il solo stop alla prescrizione, che entrerà in vigore dal prossimo 1 gennaio, è un elemento che porterà “squilibri”.
Al termine del congresso, però, le toghe non hanno avuto più dubbi. Hanno sostenuto che sono stati proprio i magistrati a chiedere sempre l’interruzione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. “Le parole del ministro della giustizia, intervenuto al Congresso nazionale dell’Anm, ci sono apparse, per molti versi, condivisibili. In particolare: accogliamo con favore la volontà di procedere senza ulteriori rinvii al blocco della prescrizione dopo il giudizio di primo grado”, ha dichiarato senza tanti giri di parole il coordinamento di Autonomia&Indipendenza, la corrente delle toghe che fa capo a Piercamillo Davigo. E un plauso pure all’annuncio da parte di Bonafede dell’intenzione di eliminare dalla riforma del Consiglio superiore della magistratura l’ipotesi di sorteggio per l’elezione dei togati.
Qualche attrito tra governo e magistrati però resta. Ed è sempre la corrente di Davigo a specificarlo. A&I è infatti contraria all’introduzione di nuove forme di responsabilità disciplinare connesse al mancato rispetto di termini rigidi per la definizione dei procedimenti. Nessuna punizione dunque per i magistrati che contribuiscono a giustizia lumaca. “Il carico che grava su moltissimi magistrati di questo Paese è tale da rendere oggettivamente impossibile il rispetto di tali termini – sostiene la corrente di Davigo – sicché, imporli a pena di disciplinare, significa scaricare sulla magistratura responsabilità che non le appartengono, aumentare a dismisura l’esposizione disciplinare dei magistrati a prescindere da qualsivoglia colpa o addebito loro riferibile, spingere per una risposta di giustizia del tutto sbilanciata sulla rapidità piuttosto che sulla qualità del risultato, con enormi rischi per i cittadini”.
I veri nodi, quelli sulla scelta dei componenti del Csm e sulla separazione delle carriere, ipotesi neppure presa in considerazione dal Governo, sono però sciolti. E l’appoggio necessario a Bonafede per irrobustire la sua battaglia a sostegno dello stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado è stato raggiunto. Poi, per una riforma complessiva della giustizia e soprattutto del settore penale, necessaria per evitare processi infiniti, c’è tempo. Per il Movimento 5 Stelle determinante è non veder cancellare uno dei provvedimenti bandiera inseriti nello Spazzacorrotti e disinnescare la manovra avviata da Forza Italia con il disegno di legge Costa. Un obiettivo più semplice da raggiungere avendo, oltre a una sostanziale intesa con gli alleati, anche la magistratura dalla propria parte.