Aumento delle spese militari fino al 2% del Pil come richiesto dalla Nato? No, grazie. È chiara la posizione di Giuseppe Conte. Ed è netta anche quella di Gianluca Ferrara, senatore M5S da sempre vicino alle istanze dei movimenti pacifisti. “In questo momento il Paese ha altre priorità”, spiega intervistato da La Notizia. E, sulla proposta avanzata dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini di spostare il raggiungimento del 2% al 2028, aggiunge: “È prematuro fissare date ma è un passo verso le nostre posizioni”.
Aumento delle spese militari fino al 2% del Pil: “In questo momento il Paese ha altre priorità”
Voi d’altronde siete stati chiari: no all’aumento della spesa militare al 2% del Pil.
Le ripeto, in questo momento il Paese ha altre priorità. Famiglie ed imprese sono in estrema difficoltà per il caro bollette, i serbatoi delle auto e le buste della spesa non si riempiono con le armi. Una ricerca de “Il sole 24 ore” ha chiarito che le bollette di energia insolute sono il 15%; è chiaro che il Paese è in difficoltà e noi dobbiamo tendere la mano agli italiani.
La linea dettata da Conte è chiara. Però, sembra, non tutti sono d’accordo all’interno dei 5 Stelle…
In un gruppo così ampio è fisiologico che ci possa essere una dialettica, ciò che conta è non imporre una “dittatura della minoranza” e allinearsi alla linea indicata più volte da Giuseppe Conte che pochissimi giorni fa ha ricevuto un immenso consenso dai nostri iscritti.
Perché lei crede che non sia urgente aumentare la spesa militare, nonostante il conflitto in corso?
Noi non desideriamo venir meno ai nostri impegni internazionali ma serve gradualità e non aumenti straordinari. Sarebbe opportuno, invece, investire in maniera massiccia in energie rinnovabili dato che la maggior parte dei conflitti nascono per accaparrarsi risorse energetiche. La politica deve avere visione, essere in grado di anticipare i problemi e le conflittualità. Per la difesa il punto è spendere meglio, non necessariamente di più. È necessario concentrare la spesa in forze armate più giovani e con maggiore prontezza operativa, in manutenzione operativa dei mezzi, in cyber difesa. Oggi già spendiamo ben 68 milioni di euro al giorno, superare i 100 milioni è davvero una pazzia, come sostenuto da papa Francesco.
C’è il rischio che il Movimento esca dalla maggioranza?
No ma, attenzione, il M5s è la prima forza politica del parlamento e il governo è tenuto ad ascoltare le nostre istanze.
Qualcuno vi accusa di essere filo-putiniani. Eppure non avete avuto dubbi sul dl Ucraina e sulla necessità di inviare aiuti a Kiev. Perché si crea questa confusione?
Non siamo stati noi ad indossare nella piazza rossa di Mosca la maglietta di Putin, non siamo stati noi a indicare Putin come “il miglior presidente del mondo e un grande democratico”. Noi abbiamo sempre sostenuto il multipolarismo senza mai degenerare come fatto da tanti altri.
C’è il rischio che secondo lei dietro l’emergenza Ucraina ci siano interessi lobbistici che spingono per l’aumento della spesa militare?
Certo, il provvedimento di Fratelli d’Italia aveva un duplice obiettivo: creare fibrillazioni nella maggioranza e mandare messaggi rassicuranti all’industria degli armamenti. Ma il M5s ha bloccato questo infausto tentativo.
La mediazione di Guerini secondo cui si potrebbe spostare la spesa al 2% del Pil al 2028 è una soluzione per voi?
È prematuro fissare date ma è un passo verso le nostre posizioni. Fino a ieri ci davano degli irresponsabili perché chiedevamo di far slittare il termine per il raggiungimento del 2% nel 2024. Oggi Guerini sposta questo obiettivo al 2028, venendo incontro a quella sostenibilità e gradualità da noi sempre richiesta”.