“Le regole europee in quanto esistenti vanno rispettate. Ma sarà opportuno e necessario rivederle”. è l’opinione espressa da Fabio Fortuna, economista e rettore dell’Università Niccolò Cusano, in relazione alle recenti turbolenze economiche che stanno attraversando l’Italia.
Partiamo dall’inizio, con l’affermazione europea della Lega, cosa cambierà nel Governo?
“È evidente che i rapporti di forza cambieranno visto che c’è stata un’inversione di tendenza. Il potere contrattuale delle due parti della maggioranza sarà differente e, se ci sarà il modo di andare avanti, come appare dalla dichiarazioni delle parti, bisognerà vedere come ricomporre il tutto”.
Salvini si è detto pronto a varare una flat tax da 30 miliardi. È una misura sufficiente e dove si possono trovare le coperture?
“Guardi di cifre ne girano tante. L’unica certezza è che il sistema fiscale soprattutto per quanto riguarda l’imposizione sulle persone fisiche, cioè l’Irpef, deve essere modificato perché a questo proposito non si è ancora fatto nulla mentre sull’Ires si è già intervenuti. L’intervento potrà essere la flat tax? Certo, a patto che si trovino le risorse e queste potrebbero provenire dalle stesse fonti di cui si parla sempre, ossia revisione della spesa, privatizzazioni e, soprattutto, contrasto all’evasione fiscale”.
Secondo lei può funzionare?
“L’esperienza internazionale per quanto riguarda la Flat tax, soprattutto in riferimento agli Stati Uniti sembra aver sortito effetti positivi. Ma non è scontato che in tutti i Paesi possa avere successo perché dipende dal contesto in cui si inserisce”.
Il leader leghista ha aggiunto anche che i parametri Ue possono essere violati. Alla vigilia dalla lettera di richiamo, non sarebbe stato auspicabile evitare lo scontro?
“Mi lasci dire solamente che andare oltre il 3%, in questa specifica fase storica, forse è meglio evitarlo. Però vorrei dire un’altra cosa”.
Prego
“Sulla lettera di richiamo credo che Moscovici, una volta tanto, abbia fatto una dichiarazione prudente e appropriata dicendo che ci deve essere un confronto con l’Italia e che non vede di buon’occhio le sanzioni. In questo modo, ha rassicurato i mercati dove lo spread aveva sfiorato i 290 punti e non è salito ulteriormente. Consideri che lui non è mai stato tenero con l’Italia. Evidentemente avrà considerato che ad un paese già in difficoltà non si può pensare di imporre sanzioni ma è meglio effettuare un richiamo”.
Parliamo di spread, le dichiarazioni di Salvini hanno influito sull’impennata di ieri?
“Annunci e dichiarazioni andrebbero evitati o almeno attenuati perché i mercati ne risentono. Non voglio entrare nel merito di queste specifiche dichiarazioni ma voglio far notare che il FTSE MIB risente di tutti i rischi politici, veri o presunti, di prima e dopo le elezioni. Parlando di spread tengo a sottolineare che rimane elevato e non sostenibile nel medio-lungo termine ed è importante non superare i 300 punti perché quella è una soglia psicologica importante”.