Un taglio all’assegno di 700mila dipendenti pubblici. Sulle pensioni il governo punta, ancora una volta, a fare cassa. Così come fatto sul taglio alla rivalutazione per il 2023 e per il 2024. O sui requisiti più stringenti per l’anticipo pensionistico, che sia la Quota 104 o l’Ape sociale e l’Opzione donna.
Si riapre, sul tema delle pensioni, lo scontro politico nella maggioranza. A far discutere è la possibile decurtazione per gli assegni futuri di 700mila dipendenti pubblici, prevista nell’ultima bozza della manovra.
Il taglio avrà effetti già nel 2024 per 30mila persone. In totale per lo Stato il risparmio sarà tra i 7 e gli 8 miliardi, secondo quanto spiega Repubblica. Per ora il ministero dell’Economia prova a smentire, parlando di un’ultima bozza che non è “definitiva” né “attendibile”.
Pensioni per fare cassa, arriva il taglio per i dipendenti pubblici
L’ipotetico taglio sulle pensioni dei dipendenti pubblici, per ora inserito nella bozza della manovra, riguarda quattro comparti: dipendenti degli enti locali, sanitari, insegnanti di asilo e scuole elementari parificate, ufficiali giudiziari.
La novità consiste nell’abolizione di una tabella risalente al 1965 che, per questi lavoratori, garantiva un’aliquota di rendimento della pensione molto favorevole per gli anni lavorati tra il 1984 e il 1994. Al suo posto ci sarà una nuova tabella, con un taglio agli assegni.
Immediate le proteste, a partire da quelle di Anaao-Assomed, secondo cui è un “gravissimo ridimensionamento della quota retributiva” che “sottrae migliaia di euro” alle future pensioni dei medici, tra il 5% e il 25%. Il rischio è quello di una fuga nel prossimo mese verso la pensione, in modo da evitare decurtazioni in futuro. Con un conseguente svuotamento dei reparti.
Le altre novità in tema previdenziale
Per quanto riguarda le pensioni, ci sono anche altre novità nell’ultima bozza. Intanto sparisce l’anticipo (dal 2027 al 2025) dell’adeguamento alla speranza di vita che avrebbe portato i requisiti a 43 anni di contributi invece degli attuali 42 e 10 mesi per la pensione anticipata.
L’altra novità riguarda le pensioni dei Millenials. Quella anticipata contributiva con 64 anni di età e 20 di contributi per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 sarà fruibile in caso di importo pari ad almeno tre volte l’assegno sociale, quindi si può uscire solo se la pensione maturata è di almeno 1.500 euro invece dei 1.660 della prima bozza. Per le madri con un figlio bastano 1.400 euro e con due figli si esce a 1.300 euro.