Sull’invio di armi in Ucraina non c’è mai stata unanimità da parte dell’Italia. Non a caso il leader dei 5 stelle, Giuseppe Conte, nei giorni scorsi si è detto “contrario a un’escalation militare” (leggi l’articolo) che porterebbe ulteriori sofferenze: “Siamo contrari ad armamenti sempre più letali. – ha detto – Sono parole chiare, difficili da fraintendere. Un esempio? Siamo contrari all’invio di carri armati. Punto. Tacciano le armi, parola alla diplomazia”.
L’invio di armi in Ucraina sta aumentando le tensioni con la Russia
Per non parlare del possibile risvolto negativo con le armi che finiscono alla criminalità o addirittura in mano al Cremlino. Quel che è certo è che l’invio di armi sta aumentando le tensioni tra i due Paesi in conflitto da più di due mesi. Mosca infatti sta intensificando gli attacchi aerei sulle principali linee di rifornimento ucraine dove avvengono le consegne di armi occidentali al Paese, comprese le ferrovie e i magazzini.
Nel conflitto sempre più acceso e più duro tra Mosca e Kiev il flusso rapido e crescente di armi fornite dai sostenitori occidentali dell’Ucraina è diventato un focus crescente per entrambe le parti. Basti pensare che nella sola giornata di martedì i russi hanno colpito con mezzi aerei sei stazioni ferroviarie nell’Ucraina centrale e occidentale mentre il Cremlino ha intensificato il suo targeting di infrastrutture chiave, comprese le sottostazioni elettriche e di approvvigionamento idrico. Un missile da crociera russo ha colpito anche un hangar a Odessa che ospitava droni turchi, missili e munizioni provenienti dagli Stati Uniti e dall’Europa, secondo il ministero della Difesa russo.
L’obiettivo iniziale delle forniture di armi all’Ucraina era il rifornimento di armi leggere ed equipaggiamento difensivo, ma nelle ultime settimane la situazione è cambiata. Soprattutto dopo l’annuncio del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, di un pacchetto di sostegno da 33 miliardi di dollari (26 miliardi di sterline) per l’Ucraina, inclusi 20 dollari miliardi di aiuti militari. Biden ha, infatti, sottolineato la necessità di una maggiore fornitura di armi più pesanti all’Ucraina, descrivendola come una “finestra critica” poiché la Russia ha spostato la sua attenzione verso est.
Così gli Usa hanno aperto la strada ad un rifornimento anche di armi pesanti. Dal 24 febbraio ad oggi – come riportato da The Guardian – gli Stati Uniti hanno già trasportato armi per un valore di circa 3,4 miliardi di dollari in Ucraina, inclusi sistemi Stinger antiaerei, giavellotti, munizioni e armature. Inoltre ci sono C-4, obici, elicotteri Mi-17, Humvee corazzati, veicoli da trasporto per il trasporto di personale M113, droni Switchblade e mine antiuomo. Insomma non proprio ad uso esclusivo di difesa.
Ma, come sappiamo, anche l’Europa ci ha messo di suo. Ha stanziato 450 milioni di euro (379 milioni di sterline) per armi per l’Ucraina, inclusi sistemi di difesa aerea, armi anticarro e munizioni. Il Regno Unito sta fornendo veicoli da pattuglia pesantemente corazzati Mastiff, hanno annunciato l’invio di droni cargo questa settimana, e hanno fornito missili antiaerei Starstreak, 800 missili anticarro e munizioni di precisione. Ma non solo.
Anche la Germania che – dopo un’iniziale esitazione – è diventata uno dei maggiori fornitori di armi a Kiev, inviando un sistema antiaereo corazzato Gepard. La Repubblica Ceca ha inviato carri armati T-72, mentre il Canada ha annunciato il mese scorso di aver consegnato artiglieria pesante, inclusi gli obici M777. Così dalla scorsa settimana gli attacchi russi si sono concentrati sulle infrastrutture che consentono l’accesso a Kiev alle armi occidentali.