Dopo l’emendamento di Italia Viva del 2021, che ha innalzato la soglia di età per i direttori generali a 68 anni e di cui avrebbe usufruito in tutto il Paese solo Francesco Vaia (direttore generale dell’Istituto Lazzaro Spallazani), spunta lo strano caso della riapertura dei termini per l’aggiornamento dell’elenco nazionale dei direttori generali delle aziende sanitarie.
Lo strano caso della riapertura dei termini per l’aggiornamento dell’elenco nazionale dei direttori generali delle aziende sanitarie
L’elenco chiuso a dicembre del 2022 può essere integrato entro aprile 2023 consentendo la partecipazione anche a coloro che hanno ricoperto il ruolo di commissari e sub-commissari nella sanità – di norma nominati direttamente dalla politica – e che in Italia sono circa una ventina. Insomma un’altra norma ad hoc che apre ad una platea di aspiranti direttori generali in rampa di lancio per andare a ricoprire ruoli nelle aziende sanitarie delle regioni che hanno un nuovo governo. Come ad esempio il Lazio.
Il neo presidente Francesco Rocca infatti, che non riesce a calmare gli animi degli eletti e ad esprimere una giunta, potrebbe attingere dagli elenchi degli idonei (adesso di nuovo aperto grazie alla norma) e nominare dei nuovi manager della sanità laziale (come fece anche Storace). Una questione che potrebbe riguardare anche la Lombardia dove, pur essendo stato riconfermato il governatore uscente, Attilio Fontana, è mutato l’equilibrio e il peso nei rapporti di forza tra i partiti della maggioranza. Insomma la sanità del Paese torna ad essere esposta, nell’assegnazione degli incarichi (quelli più remunerativi), a logiche politiche.
“L’opportunità offerta dalla riapertura del termine arriva a riconoscere con un provvedimento ad hoc quanto è banalmente sancito nei diritti costituzionali di ciascuno (presentare istanza a un concorso), salvo poi l’essere ritenuti idonei o meno a partecipare alle graduatorie. Con quest’ultima gaffe, dove si apre “anche coloro che hanno ricoperto l’incarico di commissario o sub commissario ex art. 120 Cost.” – spiega il professor Ettore Jorio dell’Università della Calabria -. Ci si riferisce a poco più di una ventina di soggetti che hanno svolto questi ruoli nelle cinque regioni commissariate, di cui oggi residuano la Calabria e il Molise – continua Jorio -. Insomma, un esempio, quello vissuto nelle righe del Milleproroghe, che – oltre a dimostrare il frequente ricorso a leggi provvedimento e ad personas – è dimostrativo di come si scrivono male le leggi e di come si gestisce peggio la Sanità nel nostro Paese. L’escamotage dell’Elenco nazionale dei Direttori generali è la prova di tutto questo. Si offre, infatti, la possibilità di farne parte a coloro i quali hanno contribuito a distruggere la Sanità in tantissime regioni, più che altrove in quelle residualmente commissariate ad acta”.
La norma del Milleproroghe che interviene nella disciplina regolativa della compilazione dell’Elenco nazionale dei direttori generali delle aziende sanitarie l’art. 4, comma 3-ter. Per garantire l’ampliamento della platea dei soggetti idonei all’incarico di direttore generale delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale, anche in ragione delle esigenze straordinarie ed urgenti derivanti dalla diffusione del Covid-19, l’elenco nazionale dei soggetti idonei alla nomina di direttore generale delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e degli altri enti del Servizio sanitario nazionale, può essere integrato entro il prossimo 30 aprile. E possono presentare domanda anche coloro che hanno ricoperto l’incarico di commissario o sub-commissario per l’attuazione del Piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario.