Le mafie sono profondamente cambiate, ma il loro grado di infiltrazione nel tessuto sociale e ancora forte perché riescono a fornire rapidamente risposte che lo Stato ha smesso di garantire. Ne è convinto il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, che intervenendo alla terza edizione del “Gran Galà della Cultura e della Legalità” di Marsala ha bollato come un grande errore quello di continuare a misurare la presenza delle mafie “in base al numero dei morti o delle automobili bruciate”.
Per il procuratore di Catanzaro Gratteri, le mafie danno risposte che lo Stato non riesce più dare. “Serve una politica forte e autorevole”
La verità, ha detto il magistrato da anni in prima linea contro ‘ndrangheta, è un’altra: “La mafia sul territorio dà risposte che la politica non riesce più dare. E allora c’è bisogno del ritorno di una politica forte e autorevole, che non faccia discorsi da qui a domani, che non trascorra le giornate a twittare e a retwittare, ma che faccia progetti di lungo respiro da qui a 20 anni, che programmi il futuro di una nazione. Solo in questo modo possiamo arginare le mafie, altrimenti continueremo solo a parlarci addosso”.
“Perché la mafia ha consenso? Perché la politica è assente sul territorio”
Le mafie sono forti perché vivono del consenso popolare? “È vero – ha spiegato ancora Gratteri -, però io domando alla politica: perché la mafia ha consenso? Perché la politica è assente sul territorio e la mafia dà risposte che la politica non riesce a fornire. Questo succede perché dopo la Prima Repubblica la politica è più debole. Sicuramente è una politica diversa con una struttura molto più snella e dotata di meno apparati, ma dal punto di vista sostanziale sul territorio la politica è debolissima. È cioè una politica ingessata, bloccata, farraginosa, priva di programmazione”.
“Come giudico il Governo Meloni? Lo dirò quando vedrò le prime riforme”
Il procuratore di Catanzaro a Marsala ha parlato anche del nuovo Esecutivo: “Come giudico l’azione del governo Meloni nel contrasto alle criminalità organizzate? Lo dirò quando vedrò le prime riforme”. “Sono stato uno dei primi – ha spiegato Gratteri – a criticare la Cartabia e Draghi quando si sono messi a fare riforme sulla giustizia, facendo poi votare subito in Parlamento sulla improcedibilità. Ma questa ha tradito il mandato dell’Europa, che aveva detto: se volete i soldi, dovete velocizzare i processi. Con l’improcedibilità, invece, i processi saranno ghigliottinati, non velocizzati. Non mi pare che sia questo il metodo giusto per contrastare le mafie e soprattutto per risolvere i problemi della giustizia”.
“Il sistema giudiziario non riesce a dare risposte perché è farraginoso e non funziona”
E tornando sul perché le mafie sono forti e hanno consenso, il magistrato ha aggiunto: “Il mafioso risponde in 48 ore a una tua richiesta su una lite per un confine tra terreni, così come ti risponde in 48 ore per l’occupazione di un immobile. Il sistema giudiziario invece non riesce a dare queste risposte perché è farraginoso e non funziona. E soprattutto perché i governi che si sono succeduti non hanno voluto investire nella giustizia, né tantomeno nella istruzione”.
La mafia, ha ricordato Gratteri, “coi milioni di euro che ricava dallo spaccio di cocaina compra pezzi della pubblica amministrazione, corrompe, e quindi avanza e governa”. E la politica, ha concluso, “è sempre più debole. La gente sul territorio si confronta con queste presenze mafiose, che hanno tanti soldi e stanno comprando tutto ciò che è in vendita”.