di Valeria Di Corrado
Sarà una coincidenza, ma appare quantomeno sospetta. Dopo che “La Notizia” ha svelato la zona grigia nascosta dietro le società di vigilanza che riunite in consorzio si sono aggiudicate gli appalti per la sicurezza in quasi tutti gli ospedali di Roma, ecco spuntare sulle pagine di diversi quotidiani (edizione romana) avvisi a pagamento sulla rettitudine di una di quelle stesse società.
Montali & Co.
Stiamo parlando in particolare del gruppo Città di Roma Metronotte, presieduto formalmente da Carlo Mitra, attuale vicepresidente nazionale di Confcooperative, ma nella sostanza amministrato da Fabrizio Montali, rinviato a giudizio per riciclaggio, corruzione, intestazione fittizia di beni con l’aggravante dell’associazione mafiosa, poiché presunto prestanome di Enrico Nicoletti, cassiere della Banda della Magliana. Dopo essere stato indagato, nel 2011 Montali preferisce scomparire dagli organigrammi della società, anche se continua a sedere nella stanza del presidente. Lo rivela in un esposto alla Procura di Roma, insieme ad altre informazioni sulla cattiva gestione dell’azienda, l’ex direttore generale: “Tutte le volte nelle quali ho fatto presente a Montali i gravi rischi a cui eravamo esposti a fronte di una possibile verifica degli enti preposti, mi ha sempre rassicurato che tali controlli, qualora fossero arrivati, sarebbero stati “bloccati” attraverso gli ispettori di Confcooperative che, su indicazioni sua e di Carlo Mitra, avrebbero gestito la situazione”. I controlli a cui si fa riferimento nell’esposto sono quelli di Prefettura, Ispettorato del Lavoro, Finanza, etc.
Un’altra storia
La storia raccontata sulle pagine di “La Repubblica”, “Il Corriere della Sera”, “Il Tempo” e “Il Messaggero”, a firma di Carlo Mitra, non collima con la storia che hanno vissuto sulla propria pelle i protagonisti della vicenda. Nel comunicato pubblicitario si spiega che nel 2008 la Cooperativa vigilanza Città di Roma “era sul baratro del fallimento per una scellerata gestione che aveva provocato la perdita del capitale sociale versato dai soci lavoratori”.
“Con un fatturato di 32 milioni di euro, 600 soci e 200 lavoratori la cooperativa era un’azienda florida – precisa Mauro Brinati, segretario di Fisascat Cisl Roma – Approfittando del fallimento dell’Istituto di vigilanza dell’Urbe, da cui Città di Roma era creditrice per oltre 6 milioni di euro, Confcooperative si è offerta di rilevare la cooperativa, ripianare il debito e restituire ai soci le quote versate, pari a circa 2 milioni di euro. Tutte promesse non mantenute. Ci risulta infatti che i debiti con fisco e fornitori siano stati spediti a una società in Romania, mentre i lavoratori che vanno in pensione sono tuttora costretti agli atti ingiuntivi per avere il proprio Tfr e, quando lo prendono, devono sottostare al ricatto delle rateizzazioni”.
Contraddizioni evidenti
Eppure l’inserzione pubblicitaria apparsa su larga scala sui quotidiani spiega con parole accorate che “la nuova dirigenza si è dedicata con sacrificio e passione al risanamento e al rilancio di Nuova Città di Roma, assicurando anche in anni difficili la regolarità degli stipendi”.
“Anziché spendere centinaia di migliaia di euro per autocelebrarsi – commenta il sindacalista Mauro Brinati – con quegli stessi soldi Carlo Mitra avrebbe potuto risarcire gli ex soci delle loro quote (4.200 euro a testa)”. Dei 600 soci che nel 2007 c’erano all’interno della cooperativa Città di Roma Metronotte, oggi non ce n’è nessuno. Nonostante questo Mitra continua a definirsi presidente di una cooperativa a mutualità prevalente.