La guerra in Ucraina penso sia usata come laboratorio di studio delle rispettive capacità militari di Mosca e Nato.
Rino Sciarra
via email
Gentile lettore, su questo non c’è dubbio. Sono tante le lezioni imparate sia dai russi sia dalla Nato. La Russia, che aveva iniziato la guerra con tattiche vecchie e sottovalutando l’uso di droni e di lanciamissili portatili tipo Javelin e Stinger, ora ha sviluppato armi micidiali, come i droni Lancet che costano meno di mille euro e possono distruggere con facilità un Leopard da 5 milioni. Mosca ha capito l’importanza della ricognizione satellitare e ora la usa per “vedere” le truppe nemiche. Ha reso meno vulnerabili i propri carrarmati con ingegnose reti metalliche e tettoie. Accieca i razzi americani Himars con misure elettroniche che li mandano fuori bersaglio. I russi sono maestri nell’arte della difesa, mentre la Nato ha dovuto constatare che la sua presunta superiorità tecnologica era solo un mito. “Alcune nuove armi Nato”, ha detto Putin, “sul piano tattico e costruttivo sono inferiori anche al nostro armamento risalente all’Urss”. I sistemi Patriot vengono “bucati” dai missili ipersonici russi (gli Usa non posseggono ancora armi ipersoniche). E infine due altre lezioni. Una è che l’industria Nato di proiettili soffre di nanismo: Mosca ne sforna in un solo giorno tanti quanti l’Europa o gli Usa ne possono fabbricare in 30. L’altra è la fallacità delle tattiche Nato: gli americani, tanto per cambiare, hanno sbagliato tutta la pianificazione della controffensiva. I reparti ucraini si infrangono di fronte alle difese russe con enormi perdite di vite e di mezzi.
Inviate le vostre lettere a: La Notizia – 00195 Roma, via Costantino Morin 34 redazione@lanotiziagiornale.it