Sulle imprese grava una zavorra da 63 miliardi di euro. A frenare la corsa di 4,5 milioni di micro e piccole imprese italiane sono il Fisco, il costo del denaro, il caro energia, la burocrazia e la carenza di manodopera.
Mentre le aziende sono impegnate “a reagire sul fronte di occupazione, sostenibile ed esportazioni”, devono affrontare questa zavorra denunciata da Confartigianato in occasione dell’assemblea annuale. I dati vengono forniti dall’ufficio studi dell’associazione ed evidenziati dal presidente Marco Granelli nella sua relazione: parliamo di 28,8 miliardi di maggior tassazione rispetto all’Eurozona, di 16,8 miliardi di costi della burocrazia, di 7,4 miliardi di impatto del rialzo dei tassi e di 10,2 miliardi per la carenza di manodopera.
Per le piccole imprese zavorra da 60 miliardi
Per Confartigianato il rapporto evidenzia un “habitat poco favorevole per gli imprenditori che si sforzano di agganciare la ripresa”. Il sistema delle 4,5 milioni di micro e piccole imprese, si sottolinea, “tra novembre 2023 e gennaio 2024” coprirà “il 59,6% del totale delle assunzioni previste dalle imprese”, con il 66% delle aziende “impegnato a ridurre l’impatto sull’ambiente delle loro attività”.
Le esportazioni di queste imprese “valgono 60,3 miliardi”. E pesano diversi fattori, a partire dalla pressione fiscale: nel 2023 la maggiore tassazione su cittadini e imprese in Italia rispetto all’Eurozona è pari a 28,8 miliardi di euro, ovvero 488 euro pro capite in più.
A questo si aggiunge la mazzata del caro bollette: nell’ultimo anno il costo dell’energia elettrica per una Pmi italiana è stato superiore del 35,6% rispetto alla media europea, mentre per il gas questo livello si supera del 31,7%. Altri due fattori sottolineati sono l’alto costo del denaro dopo la stretta monetaria della Bce e l’impatto della burocrazia sugli investimenti delle imprese.
Stando all’indicatore di maggiore pressione burocratica sulle imprese l’Italia è al terzo posto tra i 27 Paesi Ue, dietro soltanto a Romania e Grecia. Da sottolineare anche la mancanza di competenze, secondo Confartigianato. Granelli evidenzia che “gli sforzi dei piccoli imprenditori per agganciare la ripresa sono ostacolati dal gap scuola-lavoro all’origine della carenza di manodopera qualificata. Le aziende sono ‘alla ricerca del talento perduto’ e il costo della difficoltà di reperimento di personale per le piccole imprese è di 10,2 miliardi di euro di valore aggiunto persi per i posti di lavoro che rimangono scoperti per oltre sei mesi”.