In vista delle elezioni del Parlamento europeo di sabato e domenica prossimi, politici e partiti hanno aumentato significativamente la loro spesa per gli annunci online. Tra tutti, il primo ministro ungherese Viktor Orbán e il suo partito Fidesz hanno dominato la scena, spendendo enormi cifre sulle piattaforme di Google e Meta (Facebook e Instagram). La loro presenza è così massiccia che ha persino superato quella di paesi interi come la Spagna.
Campagne elettorali social: l’ungherese Fidesz batte tutti
Fidesz ha investito più di qualsiasi altro partito politico nei 27 paesi dell’Unione Europea, acquistando la maggior parte degli annunci su entrambe le piattaforme. Gli annunci di Fidesz seguono la retorica del sovranismo europeo, attaccano i rivali politici come succubi di Bruxelles e ce l’hanno con il solito George Soros, mentre si rivendono come il “partito della pace” in riferimento alla guerra in Ucraina.
Anche i partiti di estrema destra in Europa hanno intensificato la loro presenza online. L’Alternative für Deutschland (AfD) in Germania, ad esempio, ha speso più di qualsiasi altro partito tedesco su Google, con annunci che hanno raggiunto almeno 90 milioni di visualizzazioni.
La retorica di questi annunci va dagli attacchi alla “follia climatica” degli avversari politici alle richieste di fermare l’”invasione” dei migranti. Sette dei primi 10 partiti che spendono di più per la campagna online sono di destra e di estrema destra: oltre all’ungherese Fidesz e all’AfD tedesca, ci sono il Partito della Libertà austriaco (FPÖ), i democratici svedesi, i polacchi di Legge e giustizia, Fratelli d’Italia e gli spagnoli di Vox.
Nonostante le nuove leggi europee sulla tecnologia e la privacy abbiano reso più difficile per i politici indirizzare gruppi specifici di elettori, lo studio di Politico ha rilevato che i partiti di destra e di estrema destra sono stati tra i maggiori investitori in annunci digitali. Questi partiti rappresentano oltre il 60% della spesa pubblicitaria politica online.
Gli altri partiti europei
Anche i partiti collegati al Partito Popolare Europeo (Ppe), ai Socialdemocratici e ai Verdi hanno investito in modo significativo nelle pubblicità digitali, cercando di competere nel grande gioco della campagna elettorale online. Ad esempio, in Belgio, il leader del partito fiammingo di estrema destra Vlaams Belang, Tom Van Grieken, ha speso più di 100mila euro solo nell’ultimo mese tra Facebook e Instagram.
In Romania, il primo ministro Marcel Ciolacu ha utilizzato le piattaforme Meta per promuovere i suoi sforzi di reindustrializzazione del paese, mentre in Francia, dove la legge locale vieta gli annunci politici sei mesi prima delle elezioni, le spese sono state notevolmente inferiori. Tuttavia, gruppi di campagna e agenti governativi hanno comunque trovato modi per promuovere interessi specifici attraverso pubblicità che puntano su tematiche locali.
Campagne elettorali social: dubbi sugli effetti
Nonostante l’onda di annunci politici online, non è chiaro se questi ingenti cifre spese influenzeranno effettivamente gli elettori europei. Secondo uno studio di aprile delle università di Monaco e Giessen la pubblicità politica sui social media può influenzare i risultati elettorali, anche se l’effetto “sui risultati delle elezioni è ancora poco chiaro”.
Le piattaforme di social media come Google e Meta sono state criticate per la loro gestione degli annunci politici, con Meta sotto inchiesta dalla Commissione Ue per possibili carenze nei controlli.
TikTok, invece, non consente pubblicità politica, ma i contenuti politici continuano a diffondersi, con i politici che cercano di raccogliere supporto tra i giovani utenti dell’app. Un solo dato è certo: i partiti che vogliono meno Europa sono quelli che spendono di più per martellarla.