Dopo le alluvioni, gli esperti ci avevano avvisato che sarebbe arrivato il grande caldo e la siccità. Malgrado le previsioni, non è stato fatto nulla se non aprire cabine di regia su cabine di regia. Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro dell’Ambiente e presidente della Fondazione UniVerde, come mai gli appelli sono caduti nel vuoto?
“Semplicemente perché c’è una diffusa incapacità di seguire quelle che sono le indicazioni degli esperti e perché manca totalmente la cultura della prevenzione. Io l’altro ieri sono stato alla sede dell’Esa (Agenzia spaziale europea, ndr) di Frascati che è il più importante centro al mondo per le rilevazioni meteorologiche e climatiche utilizzando sofisticatissimi satelliti. Si trova a mezz’ora di distanza dalla nostra Capitale eppure quasi nessuno lo tiene in considerazione. La realtà è che per l’adattamento al cambiamento climatico si fa poco e nulla. Tra l’altro se me lo permette vorrei sottolineare un altro aspetto”.
Prego
“In Italia ci sono ancora troppi personaggi prezzolati che negano l’evidenza del cambiamento climatico e dicono frasi fatte come ‘ha sempre fatto caldo’, quando invece è in corso una tempesta di calore, oppure dicono che ‘ha sempre piovuto quando si scatena un evento estremo di inaudita violenza. Si tratta di personaggi ignobili che con le loro parole finiscono per rallentare ogni tipo di intervento perché innescano la sensazione che non ci sia alcuna urgenza. Ma dobbiamo capire che si può discutere su come affrontare il problema, non sul ‘se’ affrontarlo”.
Da tempo si parla di realizzare la rete nazionale dell’acqua. A che punto siamo?
“Si parla di tanti progetti ma in realtà, ad oggi, la gestione idrica italiana è estremamente frammentata, con migliaia di operatori sparsi sul territorio. Questa può essere una cosa buona e utile se c’è una partecipazione delle comunità locali ma rende necessario un adeguato monitoraggio e un coordinamento delle iniziative. Guardi paradossalmente il problema è che siamo un Paese che ha a disposizione tanta acqua, molta più di tanti altri Stati, e perciò abbiamo maturato una cultura dello spreco che è inaccettabile”.
Secondo lei cosa si dovrebbe fare?
“Partiamo dal fatto che c’è un diritto all’acqua potabile e per usi domestici che è sacrosanto e che va tutelato. Detto questo le sembra possibile che abbiamo prezzi estremamente bassi per l’acqua anche per gli usi industriali? Poi bisogna affrontare il prima possibile il tema degli infiniti sprechi, penso alle piscine che vengono continuamente riempite, oppure a tutti quei casi in cui usiamo l’acqua potabile dove non ce ne sarebbe alcuna necessità. Inoltre le faccio notare che abbiamo un serio problema di raccolta dell’acqua piovana. Consideri che siamo uno dei Paesi con la maggiore piovosità in Europa ma raccogliamo soltanto il 5 per cento delle precipitazioni che cadono al suolo. E tenga conto anche che gran parte dei nostri invasi non ha ricevuto la dovuta manutenzione e quindi possono essere riempiti soltanto al 50 per cento. Mi pare chiaro che al di là delle chiacchiere, il primo intervento da fare è quello di operare una manutenzione di tali invasi, poi ben vengano proposte integrative come quelle di Coldiretti e dell’Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (Anbi) per la creazione di piccoli invasi, i cosiddetti laghetti, privi di cemento ed eco sostenibili”.
Per combattere il cambiamento climatico, vengono costantemente proposte nuove opere ma o restano in fase progettuale oppure accumulano ritardi su ritardi. Di chi è la colpa?
“Siamo un Paese che, da sempre, ha una capacità innata di complicare anche le cose più semplici. Questo perché utilizziamo un approccio procedurale che da un lato è buono perché permette una serie di controlli che altrimenti sarebbero complicati, ma dall’altro crea difficoltà e ritardi. In tal senso sono fiducioso che in futuro l’intelligenza artificiale ci potrà dare una mano perché a questa potremo delegare le cose più banali e meramente esecutive, così che noi potremo concentrare funzionari e risorse su tutte le questioni più importanti e che devono essere sbloccate rapidamente. Ma c’è anche un altro problema che ha il nostro Paese e che tendiamo a sottovalutare”.
Ci può spiegare a cosa si riferisce?
“Alla propensione della nostra politica a ragionare sempre sui mega progetti. Opere enormi e costosissime, dove tra l’altro si annida facilmente il malaffare e che spesso incontrano la contrarietà dei cittadini, che sono quelle che più facilmente si intoppano. Tanto per farle capire, da ministro ho combattuto questo fenomeno stanziando un miliardo di euro per aprire quasi mille cantieri, tra piccoli e medi, contro il dissesto idrogeologico. Tutte opere concordate con i territori e con i cittadini e che, infatti, sono riuscite ad andare avanti spedite”.
Sull’Ambiente come si sta comportando il governo di Giorgia Meloni?
“Complessivamente il segnale di questo governo è estremamente contraddittorio. Su alcune cose a livello europeo si frena e su altre ci sono dichiarazioni positive a cui però non seguono azioni. Poi in Italia capita di sentire il ministro Pichetto Fratin che dice di voler chiudere tutte le centrali a carbone entro il 2024, cosa che apprezzo moltissimo, mentre dall’altro lato c’è il capogruppo al Senato di Fratelli d’Italia Lucio Malan che sostanzialmente nega il cambiamento climatico. Di conseguenza qual è la linea del governo? Onestamente non l’ho capito. Tuttavia se guardo alla maggioranza italiana non posso che constatare che è una parte rilevante guarda alle destre europee che in vista delle elezioni a Bruxelles del prossimo anno si lanciano all’attacco dei temi ambientali. Destre che inventano ogni giorno fake news assurde, come quando hanno accusato l’Ue di voler riportare le paludi pontine oppure di voler far buttare tutte le automobili circolanti, con il preciso compito di generare terrore nei cittadini e distrarli dall’emergenza climatica. Bugie che tra l’altro sono molto gradite alla lobby dei combustibili fossili, terrorizzate dal fatto che l’Ue punta tutto su quella transizione ecologica che loro vogliono scoraggiare. Il problema è che negando quanto sta accadendo, basti pensare alla settimana scorsa in cui si è registrata la temperatura più alta di sempre oppure l’ultimo report di Ispra secondo cui il 2022 è stato l’anno meno piovoso e più caldo dal ‘61, si sta negando un futuro ai nostri giovani”.