AAA spiagge libere cercasi. Sì perché dall’ultimo report di Legambiente è emerso che le concessioni balneari sono “troppe, toccano quota 12.166”.
La legge
Non a caso l’associazione sollecita l’approvazione dei decreti attuativi del dl Concorrenza. “Tra i nodi da risolvere – per Legambiente – la scarsa trasparenza sull’affidamento in concessione, i canoni irrisori e l’assenza di un regolare censimento sul numero di stabilimenti presenti sul demanio marittimo”.
A pesare anche l’aumento dell’erosione costiera che riguarda circa il 46 per cento delle coste sabbiose, con i tratti di litorale soggetti ad erosione triplicati dal 1970, e il problema dell’inquinamento delle acque che riguarda il 7,2 per cento della costa sabbiosa interdetto alla balneazione per ragioni di inquinamento.
Ma chi si è messo di traverso? Alla Camera il testo del Ddl Concorrenza è stato approvato con 345 voti a favore e 41 contrari (Fdi e Alternativa), tornerà ora in terza lettura al Senato. Si è quindi consumata la spaccatura del centrodestra. Fratelli d’Italia ha votato contro gli articoli sulla messa a gara delle spiagge e gli indennizzi a chi non otterrà il rinnovo, rivendicando senza mezzi termini di essere stata l’unica forza a tutelare i concessionari. Forza Italia al contrario, come la Lega, ha fatto leva sulla responsabilità spiegando di aver votato a favore per rispettare gli impegni del Recovery plan.
Ma per inseguire la Meloni e dare un segnale ha presentato un ordine del giorno che “impegna il governo ad attuare dei criteri più razionali e non penalizzanti per l’utilizzo delle concessioni per finalità turistico-ricreative”. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di FdI, ha promesso che “nel caso in cui vincessimo, Fratelli d’Italia s’impegna a far scadere la delega del decreto legislativo, per i balneari e per tanti altri settori toccati e stravolti dal ddl Concorrenza che ignorando il principio della reciprocità si scagliano contro imprese familiari senza offrire alcun nuovo spazio sul mercato europeo”.