Le carceri italiane sono vicine al punto di non ritorno. Quattro persone si sono suicidate nei primi 9 giorni dell’anno, tra il 5 e il 14 gennaio. A queste morti vanno aggiunte le 14 catalogate come morti per cause naturali. Diciotto morti nei primi 14 giorni dell’anno sono il preannuncio di un andamento molto simile a quello del 2022, quando si sono contati 85 suicidi nel corso dell’anno.
La tendenza al sovraffollamento senza battute d’arresto è fenomeno in atto da un anno, con una progressione preoccupante rispetto agli anni precedenti: se alla fine del 2022 la popolazione detenuta era aumentata di circa 2.000 unità rispetto a dicembre del 2021, l’aumento registrato al 30 dicembre 2023 è esattamente del doppio, con circa 4.000 persone detenute in più. L’indice attuale dell’affollamento delle carceri italiane, alla data del 14 gennaio 2024, è del 127,54%: 60.328 persone detenute, 13.000 in più rispetto ai 47.300 posti disponibili.
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Le carceri italiane vicine al punto di non ritorno
Il Collegio del Garante nazionale ancora attualmente in carica, in attesa che si perfezionino le procedure di insediamento del Collegio che subentrerà per il prossimo quinquennio, non può venire meno al compito di prevenzione sia delle violazioni dei diritti delle persone detenute sia delle conseguenti sanzioni a carico dello Stato e di tutti i cittadini, assegnato dalla legge all’Autorità di garanzia come adempimento ordinario.
Il Garante nazionale segnala, quindi, a tutte le Autorità responsabili, che lo stato di sovraffollamento degli Istituti penitenziari italiani non può attendere i tempi di progetti edilizi di diverso genere e non è colmato dalla realizzazione dei nuovi 8 padiglioni inseriti dal precedente Governo nel Pnrr, poiché essi potranno ospitare non più di 640 persone: una goccia rispetto all’eccedenza attuale di 13.000 detenuti rispetto ai posti disponibili. Il Garante nazionale raccomanda, pertanto, che si assumano provvedimenti urgenti di deflazione della popolazione detenuta.
Servono risposte immediate
Come quelli introdotti con il decreto-legge 23 dicembre 2013 n. 146, sia pure di durata temporanea, e che si avvii in tempi rapidi la previsione normativa per consentire una modalità diversa di esecuzione penale per le persone condannate a pene brevi, inferiori ai due anni di reclusione, che oggi contano più di 4.000 unità; una modalità di forte rapporto territoriale, da attuare anche recuperando strutture demaniali già esistenti.
Tali misure potrebbero ricondurre il sistema al rispetto della dignità della vita delle persone detenute e della finalità risocializzante della pena, anche nella prospettiva di prevenire quel disagio che è molto spesso dietro gli atti di suicidio in carcere.