Le accise sono l’ultima emergenza per le casse dello Stato: il Mef studia prelievi alternativi

L'Unem lancia l'allarme sulle accise: lo Stato, con il passaggio ai motori elettrici, perderà 3,8 miliardi. Da recuperare in altro modo.

Le accise sono l’ultima emergenza per le casse dello Stato: il Mef studia prelievi alternativi

L’allarme sulle accise, stavolta, non riguarda il loro costo per i consumatori. Anzi, il problema ora viene preso in considerazione dal punto di vista opposto, quello delle risorse per lo Stato. A lanciare l’allarme è il presidente dell’Unem, Gianni Murano, spiegando che la transizione green nei trasporti potrebbe avere un costo elevato per lo Stato: nel 2030, con quattro milioni di auto elettriche in Italia, “verrebbero a mancare un milione di tonnellate di carburanti”.

Tradotto, vuol dire 3,8 miliardi di introiti in meno per lo Stato attraverso le accise. Il punto sottolineato da Murano è che il governo dovrà “far quadrare i conti e la scelta sarà politica”.

Accise, il governo costretto a correre ai ripari

Un avvertimento che si sposa con la linea del governo contro lo stop ai motori endotermici. Che, viene da pensare con un po’ di malizia, potrebbe essere contrastato anche per non perdere risorse fondamentali. La transizione è però difficilmente reversibile e per questo il governo sta lavorando alla questione, anche se per il momento nessuno si espone sullo stato dell’arte del dossier.

A maggio era stato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a fare un accenno al tema, spiegando che il Mef stava riflettendo sulle accise da imporre ai nuovi veicoli. Con imposte sulle nuove forme di alimentazione o con un aumento del prelievo sulle ricariche elettriche, per esempio. Nulla di definito, comunque.

E il problema è quanto più urgente se pensiamo che nel 2023 i consumi di benzina sono aumentati di oltre l’11% rispetto al 2019, con una “progressiva ripresa del trasporto privato”. E quindi maggiori entrate per lo Stato attraverso le accise. Almeno finora.