L’avvertimento del Fmi contro il riarmo: rischio tagli alla spesa e tasse più alte

Il Fmi lancia l'allarme sulla stabilità finanziaria dei Paesi con la corsa al riarmo Ue: il rischio è di tagli alla spesa e tasse più alte.

L’avvertimento del Fmi contro il riarmo: rischio tagli alla spesa e tasse più alte

Il Fondo monetario internazionale avverte l’Ue sul piano di riarmo e spiega che l’impatto delle spese sulla difesa potrebbe essere avere conseguenze negative per i singoli Paesi. Con il rischio, in particolare, di un aumento delle tasse e tagli alla spesa.

Il Fmi spiega che l’impatto della maggiore spesa in difesa in Ue dipenderà dalle “modalità di finanziamento, dalla risposta della politica monetaria agli shock della domanda e dalle ricadute regionali”. Ma il rischio è che emergano “vulnerabilità di bilancio se i Paesi non riuscissero a delineare un piano credibile per finanziare gradualmente una maggiore spesa” che “includa un mix di aumenti delle tasse e tagli della spesa”.

Il Fondo monetario avverte l’Ue sul riarmo

L’aumento della spesa in difesa è ritenuto l’elemento più critico dal Fmi, ma in generale l’incertezza – legata anche e soprattutto ai dazi – potrebbe portare a un ulteriore incremento del debito pubblico. Una situazione generata da un aumento della spesa, come nel caso del riarmo europeo legato alle tensioni internazionali e allo scontro tra Usa e Ue.

Nel rapporto Fiscal Monitor, il Fmi spiega che i Paesi che devono affrontare nuove necessità di spesa, come nel caso della difesa, devono “dimostrare il proprio impegno a mantenere l’integrità delle rispettive regole fiscali, garantendo un adeguato livello di trasparenza”. E l’incremento della spesa per il riarmo dovrà essere sostenuto da “piani di finanziamento credibili”.

La situazione di bilancio globale è già considerata deteriorata, con prospettive peggiorate per l’elevata incertezza e quindi il rischio di un rialzo per debito e deficit. Il debito pubblico aumenterà, secondo le previsioni, già del 2,8% quest’anno, più del doppio rispetto alle stime del 2024, con livelli di debito al di sopra del 95% del Pil. Aumenti legati anche e soprattutto ai dazi, che porteranno il debito pubblico sopra i livelli raggiunti durante la pandemia. E, nello scenario peggiore, si potrebbe raggiungere il 117% del Pil entro il 2027: sarebbe il livello più alto mai toccato dalla Seconda guerra mondiale.

La raccomandazione di cancellare la flat tax

Il Fmi offre anche un suggerimento, anzi una raccomandazione, all’Italia, invitandola ad allargare la base imponibile attraverso l’eliminazione della flat tax sui lavoratori autonomi: “Le economie avanzate con popolazioni in invecchiamento – si spiega nel rapporto – dovrebbero rivedere le priorità di spesa, promuovere riforme delle pensioni e della sanità, eliminare incentivi fiscali inefficienti, ampliare la base imponibile e perseguire politiche attive del lavoro per la loro forza lavoro in età lavorativa, inclusi i migranti”.

L’ampliamento della base imponibile può comportare, secondo il Fmi, l’eliminazione delle esenzioni o il miglioramento dell’efficienza delle spese fiscali, ma anche l’aumento progressivo delle imposte sul reddito, in base ai diversi Paesi. Mentre per l’Italia si fa esplicito riferimento all’eliminazione della flat tax sul lavoro autonomo.