“La possibilità che è stata data al ministro degli Esteri russo Lavrov di esprimere la propria dottrina antisemita nell’ambito di uno spazio televisivo di approfondimento riporta ancora una volta al tema della responsabilità dei media. Così facendo infatti si dà legittimazione all’odio, non lo si contestualizza né lo si ripudia”. È quanto afferma in una nota la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, commentando l’intervista del ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, a Rete 4 (leggi l’articolo – qui il video).
Anche il Copasir si occuperà dell’intervista di Sergey Lavrov a Rete 4
“La meschina propaganda di usare temi di dolorosa memoria ebraica e pregiudizio antisemita per rendere ancora più incendiaria la guerra già accesa – ha aggiunto la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – è grave e non va sottovalutata. Pochi giorni fa abbiamo celebrato il 25 Aprile e tutto quel che rappresenta, ancora oggi, nella nostra proiezione valoriale”.
“A breve, il 9 Maggio, commemoreremo la fine della Seconda guerra mondiale. Un’occasione per ricordare cosa fu davvero il nazifascismo, con tutti i suoi crimini e responsabilità. Ma anche per ribadire con forza la nostra preoccupazione per neonazisti e neofascisti presenti in tutti Paesi europei e la nostra opposizione a ogni forma di negazionismo e strumentalizzazione”, conclude Di Segni.
Il ministero degli Esteri israeliano ha convocato l’ambasciatore russo a Tel Aviv per “chiarimenti” dopo le “gravi” dichiarazioni di Lavrov su Hitler ed il presidente Volodymir Zelensky. “Le dichiarazioni di Lavrov – ha detto il ministro Yair Lapid – sono sia imperdonabili ed oltraggiose, sia un terribile errore storico. Gli ebrei non si sono uccisi da soli nella Shoah. Il più basso livello del razzismo contro gli ebrei e’ accusare gli ebrei stessi di antisemitismo”.
“Penso che sia un’onta per l’Italia – ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta – quello che Rete4 ieri ha fatto con l’intervista a Lavrov. Ha fatto un danno. Penso a tutta Rete4, a Mediaset e a tutta l’Italia. L’Europa in questo momento non parla d’altro di un Paese che non è piccolo paese che si può permettere giravolte e non si può permettere di trasmettere uno spot di propaganda intollerabile, insopportabile contro un Paese bombardato i cui cittadini sono uccisi e martoriati con quelle frasi ignobili su Hitler e gli ebrei”.
“Tutto questo – ha concluso il segretario dem – terminando con l’augurio di buon lavoro al ministro che si sta macchiando oggi di crimini contro l’umanità. Chiedo con grande forza e fermezza che non sia una vicenda che si ferma qua. Sono scandalizzato e trovo che sia un’onta insopportabile. Quella roba non mi rappresenta e non rappresenta il Pd che sta con il popolo aggredito, gli ucraini. Quello spot è un’onta per il nostro paese e lo ripeto con forza”.
L’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes sarà ascoltato dal Copasir il prossimo 17 maggio; subito dopo ci sarà l’audizione del presidente dell’Agcom Giacomo Lasorella. Il tema è quello dei giornalisti ed altri esponenti russi invitati nelle trasmissioni televisive, che per alcuni possono essere considerati funzionari del Cremlino. In maniera separata, sullo stesso argomento, si sta muovendo anche la Commissione di vigilanza Rai.
Lavrov, Urso: “Ha propinato una montagna di fake news”
“Abbiamo già previsto una specifica istruttoria anche con le audizioni dei vertici di Agcom e Rai. L’intervento di Lavrov, per le modalità in cui è avvenuto e per la montagna di fake news che ha propinato, conferma le nostre preoccupazioni” ha detto il presidente del Copasir, Adolfo Urso.
“Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, non ha potuto fare a meno di nascondere l’antisemitismo profondamente radicato delle e’lite russe. I suoi atroci commenti offendono il presidente ucraino Zelensky, l’Ucraina, Israele e il popolo ebraico” ha scritto su Twitter il capo della diplomazia ucraina, Dmytro Kuleba. “Più in generale, dimostrano che oggi la Russia e’ piena di odio verso altre nazioni”, ha concluso il ministro nel suo tweet.