Un lungo intervento. Per affrontare tutti i temi “caldi” vista la guera in Ucraina e tutto ciò che ne deriva soprattutto in termini non solo umanitari, ma anche economici. Così si potrebbe sintetizzare quanto accaduto ieri a Parigi nella sede dell’Ocse durante il discorso di apertura del premier italiano Mario Draghi alla Conferenza ministeriale dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (qui il video).
Buona parte degli impegni presi dal premier Draghi all’Ocse sono lontani dal vero
La ministeriale di quest’anno è presieduta infatti proprio dall’Italia. I ministri hanno dibattuto sul tema “Il futuro che vogliamo: politiche migliori per la prossima generazione e una transizione sostenibile”. Ed è proprio di questo che si è parlato e di cui ha parlato il nostro premier. Se non fosse per un piccolo dettaglio che dettaglio non è: alcune sue dichiarazioni non corrispondono decisamente alla realtà o, quantomeno, sono aperte a facili contestazioni. Esagerato? Vediamo.
Tetto al gas russo? Non basterebbe
Un tetto al prezzo delle importazioni di gas russo a livello Ue limiterebbe “l’aumento del tasso di inflazione, sosterrebbe i redditi disponibili riducendo i nostri flussi finanziari verso Mosca”, ha detto il premier. Certo: non c’è ombra di dubbio che un tetto al gas russo aiuterebbe e di molto l’economia italiana. Ma a tal punto da scongiurare l’aumento dell’inflazione? Poco probabile. Quello che occorrerebbero sono aiuti concreti alle famiglie, considerando che nel frattempo in questi mesi sono anche i beni di prima necessità ad essere schizzati alle stelle. Secondo una recenter ricerca di AltroConsumo, tra i prodotti che sono aumentati di più nell’ultimo mese ci sono la farina 00 (+6,2%) e il caffè (+4%). Ma a preoccupare è il confronto con un anno fa: “Se nel 2021 pagavamo un chilo di pasta 1,30 euro, oggi lo paghiamo 1,52 euro. In salita rispetto all’anno scorso anche zucchine (+16%), olio (+11%), zucchero (+7,4%)”.
Aiuti ai più poveri. E il Salario minimo?
Mario Draghi ha parlato anche della necessità di garantire un “sostegno per le parti più povere del mondo in particolare per l’Africa”. “Dobbiamo – ha aggiunto – abbinare la determinazione che abbiamo mostrato nei confronti dell’Ucraina con la stessa determinazione nell’aiutare i nostri cittadini e quelli nelle parti più povere del mondo, in particolare l’Africa”. Bene. Bravo. Bis. Se però avesse la stessa attenzione per le politiche assitenziali anche in Italia, anche il nostro Paese ne beneficerebbe. Non è un mistero che se non fosse stata per la chiara posizione del Movimento cinque stelle, ad esempio, anche la tenuta del Reddito di cittadinanza sarebbe stata a rischio, visto che altre menti brillante nella maggioranza ne farebbero volentieri a meno. E poi, soprattutto, c’è il tema del salario minimo, tornato di stringente attualità. Mentre infatti è stato raggiunto un accordo in Ue, in Italia siamo ben lontani dal trovare una quadra. Di fatto l’unica forza politica chiara sul tema è il Movimento cinque stelle con una proposta che pone una soglia minima nitida (nove euro lordi all’ora). Bisogna adesso capire se Draghi vorrà seguire i pentastellati o scendere a patti con altre forze della maggioranza.
Lotta alle pandemie. Con la sanità in coma
“Il Covid-19 ha messo in luce le fragilità dei nostri sistemi sanitari. Vogliamo stimolare gli investimenti e rendere il mondo piùpreparato per future pandemie”. Difficile essere in disaccordo anche su questo col nostro presidente del Consiglio. È stato questo, d’altronde, uno dei temi su cui l’ex governatore della Bce è stato più forte durante il suo intervento di apertura della riunione ministeriale dell’Ocse a Parigi. Ma anche a riguardo sorge un “ma” grosso come una casa. Checché se ne dica, infatti, con i fondi del Pnrr si sarebbe potuto fare decisamente di più, specie alla luce dei poderosi tagli (questi ovviamente non per colpa di Draghi) che negli anni i vari governi che si sono succeduti hanno fatto al mondo della sanità. Fatto sta che il Piano nazionale di riforma e resilienza destina solo 20 miliardi del Recovery fund e altri fondi alla sanità, una cifra inferiore a quella del piano casa, più bassa dei 37 miliardi di tagli che il sistema ha subito negli ultimi 10 anni. Nel frattempo la popolazione italiana sta invecchiando e la spesa sanitaria è probabilmente destinata a crescere in futuro, mentre il piano assegna al fondo per finanziarla risorse costanti per i prossimi anni. Il Pnrr per la salute diventa così un esperimento e una scommessa: un tentativo di digitalizzare la sanità italiana e renderla più economica, nel tentativo di mantenerla sostenibile ed efficiente senza aumentarne il costo. Una burla.
Green prima di tutto. Non con Cingolani
“Dobbiamo facilitare l’espansione delle energie rinnovabili – sia nei Paesi ad alto che a basso reddito – e promuovere ulteriormente la ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni energetiche pulite. Ciò significa, ad esempio, rafforzare la nostra architettura a idrogeno verde, aumentare l’efficienza, sviluppare reti intelligenti e resilienti”, ha spiegato ancora Draghi. Che ha aggiunto: “Questa emergenza non è una scusa per tradire i nostri obiettivi climatici, ma un motivo per raddoppiare i nostri sforzi”. Ottimo. Eccola la svolta green che tutti aspettavano. Meno male che Mario c’è, verrebbe da cantare, riprendendo un vecchio refrain a cui ci eravamo abituati. Peccato però che anche in fatto di transizione ecologica i provvedimenti sono ben al di sotto delle aspettative. Al di là del nome del ministero, infatti, Roberto Cingolani non è stato proprio impeccabile. Negli ultimi mesi lo abbiamo visto criticare Greta Thunberg, elogiare addirittura il nucleare. E in ultimo? Quanto accaduto solo due giorni fa: ha provato a far slittare lo stop alle auto a benzina/diesel oltre il 2035, contrariamente a quanto deciso in Ue. Non proprio il massimo per chi parla di improrogabili “obiettivi climatici”.