Ad appena 24 ore dalla festa del 1° maggio e dai moniti di capo dello Stato, partiti e sindacati, per i quali “il lavoro è la priorità” e quindi “serve fare di più”, dall’Istat arrivano numeri in chiaroscuro sulla situazione del Belpaese. A marzo, ha fatto sapere ieri l’Istituto di statistica, la disoccupazione in Italia è infatti tornata a crescere toccando quota 11,7%, in rialzo dello 0,1 rispetto a febbraio. Dato che ha portato l’“esercito” dei disoccupati sopra la soglia dei 3 milioni. Va meglio ai giovani: il tasso di disoccupazione degli under 25 è in calo al 34,1%, il dato più basso da febbraio 2012. L’altra faccia della medaglia, invece, è quella rappresentata dagli Over 50. A marzo, sempre secondo quanto reso noto dall’Istat, quelli in cerca di lavoro sono saliti a 567mila, 59mila in più rispetto al mese precedente e 103mila in più rispetto a marzo 2016. Numeri che hanno portato il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo a chiedere al ministro del Lavoro Giuliano Poletti di aprire subito una discussione sugli ammortizzatori sociali. “La scomparsa della mobilità ha messo in difficoltà migliaia di persone – ha detto Barbagallo –. Se non mettiamo mano agli ammortizzatori sociali e non costruiamo un percorso di differenziazione di territorio e di età avremo come risultato un disastro sociale”.
Pesi e contrappesi – Più in generale, dicono i dati Istat, sul fronte dell’occupazione la situazione è sostanzialmente stabile, con il tasso di occupazione che si conferma al 57,6%. Resta pressoché invariato il numero di occupati maschi mentre è in lieve calo quello delle donne (-0,1%). Cresce sia il numero di lavoratori dipendenti (+63mila), sia permanenti (+41mila) che a termine (+22mila), mentre calano gli indipendenti (-70mila). Su base annua, a marzo si conferma la tendenza all’aumento del numero di occupati: più 0,9% pari a più 213 mila. La crescita riguarda i lavoratori dipendenti – più 310mila di cui 167mila a termine e 143mila permanenti – mentre calano gli indipendenti, giù di 97mila unità. Per Andrea Romano, deputato “renziano” del Partito democratico, questi numeri dimostrano che le riforme impostate dal Governo dell’ex sindaco di Firenze “sono servite a rimettere in moto l’Italia”. Sarà. Ma se si mette a confronto il dato italiano con quello europeo la situazione è un po’ diversa.
Lo dice l’Europa – Nell’eurozona il tasso di disoccupazione a marzo è stato del 9,5%, stabile rispetto al mese precedente e in calo dal 10,2% di marzo 2016, ha reso noto l’Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Ue. Il tasso della disoccupazione è stato invece dell’8% nei 28, in flessione rispetto all’8,1% di febbraio e all’8,7% di marzo 2016. Tra gli stati membri, il tasso di disoccupazione più basso è quello registrato in Repubblica Ceca (3,2%), Germania (3,9%) e Malta (4,1%), quello più alto in Grecia (23,5% a gennaio) e Spagna, 18,2%. Anche la disoccupazione giovanile dell’eurozona è calata dal 21,3 al 19,4% rispetto a marzo 2016, mentre quella dei 28 dal 19,1 al 17,2%. Il tasso più basso è stato osservato in Germania (6,7%) mentre il più alto in Grecia (48% a gennaio), Spagna (40,5%) e Italia (34,1%). Ecco perché, tutto sommato, c’è poco da stare sereni.