di Monica Setta
“Con gli annunci e la buona volontà non si va lontano, le imprese sono in fase di recessione e hanno bisogno che dal governo Letta arrivino segnali concreti. Fatti, non solo belle parole”. Carlo Alberto Corneliani è stato l’imprenditore che ha inventato l’alta sartoria industriale in Italia sviluppando un’azienda, che ha sede nel cuore di Mantova, che ha sempre retto agli urti della crisi producendo utili e occupazione. Ma i toni dell’ex presidente della Federtessile, past president dell’associazione imprenditoriale mantovana, sono netti e non lasciano spazio ad equivoci. “Il ministro Giovannini ha pronto un piano per l’occupazione giovanile destinato a creare 100 mila posti per gli under 24”, spiega Corneliani in questa intervista a La Notizia, “e l’idea potrebbe essere ottima. Mi chiedo, tuttavia, dove sono le risorse con cui finanziare questi provvedimenti quando non ci sono più soldi nel sistema. Negli ultimi 12 mesi i prestiti bancari sono scesi di 46,1 miliardi con una riduzione del 5,14%: ciò significa meno denaro nella Pubblica amministrazione e nelle famiglie. E i rubinetti chiusi, lo sappiamo tutti, sono il segnale più chiaro della crisi”.
Insomma, malgrado l’entusiasmo di molti suoi colleghi imprenditori, lei resta critico o comunque scettico sul governo. Fa come San Tommaso, non crede se non a ciò che vede…
“Non è questione di essere critico in maniera aprioristica oppure di avere i “paraocchi”, anzi. Anche io ho accolto positivamente, dopo mesi di impasse politico, la notizia di un governo guidato da una persona equilibrata come Enrico Letta che conosco e stimo. Ma da qui a credere che i nostri problemi possano essere risolti con una bacchetta magica, beh ce ne vuole! Abbiamo una crisi che finora ha stretto alla gola le piccole e medie imprese, prive della necessaria liquidità che aspettavano dalla Pubblica amministrazione come pagamento di prestazioni già effettuate. Non faccio tanto il caso della mia azienda, noi operiamo nel segmento del lusso e poi esportiamo ormai all’85% sui mercati esteri; penso alle aziende del tessile abbigliamento che sono attive nel mercato interno: queste piccole e medie imprese non riescono più a reggere i colpi della concorrenza e spesso chiudono o cedono terreno in maniera irreversibile . Per questo “sistema Italia” non bastano, glielo assicuro, gli annunci del ministro Giovannini, ci vogliono provvedimenti concreti, in grado di rilanciare i consumi e di far ripartire l’economia”.
Quali sono i provvedimenti concreti a cui fa riferimento?
“La prima azione ė sul fisco. E invece in queste ore noi parliamo di un aumento dell’Iva, della sospensione – solo per la prima rata di giugno- della tassa Imu, non della necessaria riduzione del cuneo fiscale che potrebbe alleggerire il carico tributario eccessivo che attualmente grava sui redditi da lavoro dipendente e sulle stesse aziende. Per rimettere in moto l’economia bisogna far ripartire i consumi, dunque liberare risorse che appesantiscano le buste paga dei lavoratori, non deprimere ancor di più gli stati d’animo o la propensione all’acquisto con il clima generale di incertezza anche strategica che si respira. Ha visto che cosa ė successo in Giappone? La risposta alla crisi è passata attraverso la ripresa dei consumi. L’Europa deve capire che il rigorismo drastico, eccessivo non genera sviluppo, ma depressione. D’accordo con l’idea del patto di stabilità ma se per essere virtuosi si rischia la vita, allora lo scambio non è più alla pari”.
Lei aspetta le grandi riforme strutturali da questo governo e forse non crede che esso abbia sufficiente “respiro” per riuscire a realizzare gli obiettivi che si è dato. È così?
“Io spero che questo governo regga, perchè mi è perfettamente chiaro lo scenario in caso contrario. Già ora gli investitori internazionali sono scettici nei confronti dell’Italia, figuriamoci se il governo dovesse cadere! Il rischio di una ripresa delle turbolenze sui mercati sarebbe a portata di mano e le conseguenze verrebbero ripartire negativamente su tutti noi cittadini. Lunga vita a Letta, ma che si annuncino solo quei provvedimenti che hanno copertura di spesa, che possono cioè diventare realtà. Sono un pragmatico, abituato a fare i conti con la competitività e amo parlare solo quando ho fatto le cose, mai prima. Spesso le parole non servono, sono le azioni concrete che fanno la differenza”.