di Martino Villosio
L’avvocato Fabrizio Merluzzi, cassazionista, presidente della Camera Penale di Roma fino a novembre dello scorso anno, un’esperienza trentennale e persino uno sciopero della fame alle spalle risalente al 2011 quando partecipò a un’iniziativa lanciata dai Radicali per protestare contro la condizione delle carceri italiane. E’ a lui che i legali di Silvio Berlusconi hanno chiesto, poco meno di un mese fa, di assumere la difesa di Valter Lavitola, l’ex direttore de “L’Avanti” rinchiuso nel carcere di Secondigliano dopo essere stato arrestato nell’aprile dell’anno scorso.
Contatti legali
Una proposta arrivata all’avvocato Merluzzi (che attualmente assiste – tra gli altri – anche i due ex manager di Telecom Italia Sparkle Stefano Mazzitelli e Massimo Comito) da un collega romano, l’avvocato Giorgio Perroni, che fa parte del team di legali dell’ex premier Berlusconi. A Merluzzi è stato chiesto di affiancare l’attuale legale di Lavitola, il napoletano Gaetano Balice. Che nega categoricamente di essere stato messo al corrente dell’operazione: “Escluderei, al momento, che altri avvocati mi possano affiancare senza il mio preventivo gradimento o dopo approfondita riflessione con il mio cliente”, ha detto ieri a La Notizia.
Il problema in ogni caso non si è posto, visto che l’avvocato Merluzzi ha declinato la proposta. Se avesse accettato, avrebbe assunto l’incarico di assistere uno dei principali protagonisti delle cronache giudiziarie che hanno riguardato l’ex premier negli ultimi anni.
Il Cavaliere dai pm
Intanto tre giorni fa Silvio Berlusconi, accompagnato dai legali Niccolò Ghedini e Piero Longo, è stato ascoltato per tre ore come testimone indagato in procedimento connesso dai magistrati romani, nell’ambito dell’inchiesta su una presunta estorsione che avrebbe subito dall’imprenditore barese Giampaolo Tarantini e dallo stesso Valter Lavitola.
La storia del presunto ricatto
Il ricatto ai danni di Berlusconi si sarebbe consumato tra il marzo e il luglio 2011, e il suo prezzo sarebbero i “famosi” 500 mila euro che l’ex premier avrebbe destinato a Tarantini, l’imprenditore delle escort portate a Palazzo Grazioli, per il tramite di Valter Lavitola. Soldi che Lavitola avrebbe in parte trattenuto per sé.
Una versione dei fatti sempre negata da Berlusconi, secondo il quale quella cifra rappresentava un prestito, un aiuto per Tarantini che gli era stato indicato da Lavitola come un imprenditore in difficoltà economiche dopo essere precipitato nel pieno dello scandalo che nell’estate 2009 investì l’ex Presidente del Consiglio.
Per la stessa vicenda procede anche la procura di Bari, che però sta vagliando l’ipotesi che i 500 mila euro fossero destinati a Tarantini per indurlo a rendere una falsa testimonianza proprio sul caso escort. Per questa ipotesi di reato Berlusconi è indagato a Bari insieme allo stesso Lavitola.
I guai di Lavitola
In mezzo ad altri grattacapi giudiziari, Lavitola ha anche sulle spalle dal marzo scorso una condanna a due anni e otto mesi in primo grado per tentata estorsione ai danni proprio di Silvio Berlusconi. Nell’agosto 2012, già detenuto in carcere, era stato raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare per un ulteriore presunto ricatto perpetrato nei confronti dell’ex Presidente del Consiglio
L’ex direttore dell’Avanti, nel procedimento in questione, era accusato dai pm napoletani Vincenzo Piscitelli e John Woodcock di aver chiesto, durante la latitanza di sette mesi in America Latina, circa cinque milioni di euro a Silvio Berlusconi minacciando rivelazioni scomode e collegate ai problemi giudiziari dell’ex premier. La pena inflitta a Lavitola è stata però più mite dei 4 anni richiesti dall’accusa, mentre l’imprenditore italo-argentino Carmelo Pintabona, accusato di concorso in tentativo di estorsione insieme a Lavitola, è stato invece assolto. Tra le prove del tentato ricatto, una lettera densa di minacce e di presunti favori rivendicati dal faccendiere e indirizzata a Berlusconi. Il quale, impegnato con le vicende politiche nazionali, non risulta essere stato al corrente né tanto meno coinvolto nel tentativo esperito dai legali nei confronti dell’avvocato Fabrizio Merluzzi.
Le domande agli avvocati
Alla secca domanda se l’avvocato Perroni gli abbia effettivamente proposto di assumere la difesa di Valter Lavitola, proprio Merluzzi risponde in modo altrettanto laconico: “Non confermo e non smentisco”.
“Non ho idea se effettivamente ci sia stata l’iniziativa, né da chi sia stata richiesta, né sono stato contattato dall’avvocato Merluzzi”, è invece la risposta dell’avvocato Gaetano Balice, che incontrerà Lavitola in carcere all’inizio della prossima settimana.
Dura anche la replica dell’avvocato Perroni, che insieme a Ghedini, Longo e all’avvocato Filippo Dinacci sta assistendo Berlusconi anche nel processo Ruby, e che nell’estate del 2009, quando scoppiò l’indagine sulle escort a Palazzo Grazioli, aveva assunto la difesa di Giampaolo Tarantini su richiesta dell’ex premier. “Non so da chi lei abbia ricevuto questa notizia” – risponde invece l’avvocato Perroni – “so solo che di Valter Lavitola e di Tarantini ne ho piene le scatole, non ho nessun commento da fare”.