Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani hanno programmato un vertice il 30 agosto. Sarà quella l’occasione per mettere in fila i dossier che attendono il governo in autunno e su cui gli alleati sono pronti a darsele di santa ragione.
Un autunno che si preannuncia caldo, caldissimo. Le polemiche agostane sulle regole per la cittadinanza, per citare uno dei capitoli più roventi di questa torrida estate, sono state l’antipasto delle sfide a cui è chiamata la maggioranza.
I dossier roventi per il governo, dalla Manovra alla Rai
Ma in cima alla lista indubbiamente c’è la Manovra. Il cantiere per la caccia alle risorse si è aperto. Entro il 20 settembre il governo dovrà mettere a punto il piano pluriennale di spesa da inviare a Bruxelles, che sarà poi approvato nel pacchetto di autunno del semestre europeo, insieme alle raccomandazioni sul deficit.
Entro quella data il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dovrà chiarire come verrà affrontata la correzione dei conti pubblici alla luce delle nuove regole del Patto di stabilità. E in quell’occasione dovranno essere indicate le risorse disponibili da mettere sul tavolo per la Manovra.
Ma si sa già da ora che se il governo volesse confermare le misure che scadranno entro il 31 dicembre di quest’anno anche per il 2025 dovrà trovare circa 17 miliardi. Con il debito pubblico che è tornato a segnare un nuovo record e sfiora ormai i 3.000 miliardi di euro, la caccia alle risorse diventa una corsa ad ostacoli, considerando anche gli assalti alla diligenza cui sono pronti i partiti.
Poi c‘è il capitolo Rai. Nella maggioranza si dà per scontato che l’intesa sarà ufficializzata dopo il vertice del 30 agosto. Con ogni probabilità sarà confermata l’indicazione di Simona Agnes come presidente della tv pubblica (in quota Forza Italia) e Giampaolo Rossi (in quota FdI) come amministratore delegato.
Questo schema non prevedeva inizialmente la figura del direttore generale (non obbligatoria nella governance) ma ora, secondo fonti vicine al dossier, si profilerebbe un’apertura su questa poltrona, che è l’obiettivo principale della Lega che non ha alcuna intenzione di rimanere a bocca asciutta.
Sul tavolo del governo anche le nomine Ue
A fine mese scade il termine entro cui Ursula von der Leyen ha chiesto ai governi di esprimere due nomi, un uomo e una donna, per la Commissione Ue. Palazzo Chigi punta a una delega economica “pesante”, che includa anche il capitolo Coesione. Cruciale, spiegano fonti di governo, sarà capire se e quante vicepresidenze esecutive intende prevedere von der Leyen.
Se nei prossimi giorni l’Italia otterrà garanzie dalla presidente della Commissione, il vertice di fine mese dovrebbe confermare l’indicazione di Raffaele Fitto, eventualmente in una sorta di “ticket” con Elisabetta Belloni.
Se Fitto volasse a Bruxelles si aprirebbe la questione su come rimpiazzarlo e questa poltrona potrebbe scatenare tensioni tra gli alleati. Secondo il Corriere della Sera l’idea è quella di affidare una parte delle deleghe di governo di cui attualmente si occupa Fitto a una personalità esterna alla famiglia politica di Fratelli d’Italia.
Un profilo tecnico, come quello di Roberto Cingolani. Quanto ai dossier ora in carico al ministro Fitto, l’idea sarebbe spacchettarli in due blocchi di competenze.
Da una parte gli Affari europei, di cui la stessa Meloni potrebbe assumere l’interim o che potrebbe affidare a un meloniano sui generis come Giulio Terzi di Sant’Agata, già ministro degli Esteri nel governo Monti. Dall’altra parte il blocco Pnrr-Coesione-Sud. Altro dossier a cui mettere mano sono i balneari.
Dai balneari alle Regionali
Il governo, ma non la Lega, ha capito che le gare non sono più rinviabili all’infinito, pena il ricorso da parte di Bruxelles alla Corte di giustizia europea. Sull’emergenza carceri, poi, se il ministro Carlo Nordio ha aperto a soluzioni alternative alla detenzione contro il problema del sovraffollamento, che sta a cuore a Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega sono contrarie a soluzioni che potrebbero essere considerate un colpo di spugna.
Sulle nuove norme per la cittadinanza agli stranieri, Forza Italia vuole andare dritta per la sua strada ma anche qui meloniani e leghisti le danno addosso. Ma quest’autunno vedrà anche le tre elezioni regionali in Emilia- Romagna, Liguria e Umbria. E in Liguria gli alleati del centrodestra sono chiamati a indicare il candidato per il dopo-Toti.
A settembre poi tornerà sotto i riflettori anche la riforma costituzionale sul premierato mentre come una spada di Damocle sull’Autonomia differenziata infuria la battaglia referendaria e i ricorsi delle Regioni alla Consulta, vedi Puglia, Sardegna e Toscana. A questo si aggiunge, scrive Il Sole 24 Ore, lo stock di 538 provvedimenti attuativi da varare, di cui 385 sono atti riferiti al governo Meloni. La sfida è cominciata.