L’Autonomia divide in due l’Italia. Ora lo ammette persino Calderoli

Persino il ministro Roberto Calderoli ammette che l'Autonomia è divisiva, lamentando il rischio di una spaccatura con il referendum.

L’Autonomia divide in due l’Italia. Ora lo ammette persino Calderoli

Alla fine se ne è accorto pure lui. Ed è costretto ad ammettere quello che ormai è evidente da mesi: l’Autonomia spaccherà il Paese. Spacca-Italia, è stata ribattezzata non a caso la legge. Il cui autore è il ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli. Che ora se la prende con il referendum abrogativo che sembra ormai certo. Ma facendolo, di fatto, ammette che questa legge spacca in due il Paese e crea una frattura tra Nord e Sud. La colpa Calderoli la dà al referendum, che arriverebbe a creare questa spaccatura tra settentrione e meridione. Ma è evidente che se questo dovesse avvenire la colpa non sarebbe del voto referendario ma di una legge che, evidentemente, crea una netta separazione con cittadini di serie a e cittadini di serie b.

L’illuminazione di Calderoli

E così, dopo mesi a dire che l’Autonomia non spacca l’Italia, alla fine è lo stesso autore della legge a dover ammettere che non è proprio così. Calderoli lo fa in un’intervista al Corriere della Sera, nella quale sostiene che a suo avviso, “qualunque sia il risultato”, ci sarà una “frattura del Paese”. Secondo il ministro, infatti, “ammesso e niente affatto concesso che il referendum si celebri e passi l’abrogazione, diventerebbe automaticamente il referendum del Sud contro il Nord”. Un po’ come la legge, quindi. Perché se questo dovesse avvenire con il voto popolare sarebbe ovviamente la conseguenza di una legge che divide nettamente Nord e Sud e solo per questa ragione questo voto potrebbe poi rispecchiarsi nell’esito referendario.

Calderoli, però, prova a scaricare la colpa su chi vuole portare il popolo al voto: “Qualcuno vuole assumersi la responsabilità di spaccare il Paese? Io sono contrarissimo a uno scontro del genere, credo davvero che sia un esito che non conviene a nessuno”. Calderoli, inoltre, torna sui dubbi espressi dal vicepresidente del Consiglio e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, che ha invitato a procedere prima con i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep). La priorità, per il ministro responsabile dell’Autonomia, è quella “di fare i Lep il prima possibile: i primi arriveranno entro l’anno”. E quelli più vicini a essere definiti sono per ambiente, sanità, tutela dei diritti del lavoro e governo del territorio.

Autonomia, la battaglia continua

Le parole di Calderoli non possono che suscitare reazioni irritate nelle opposizioni, che si battono per la raccolta firme per il referendum. Il capodelegazione del Pd al Parlamento europeo, Nicola Zingaretti, fa notare come la frattura sia stata creata dall’Autonomia e non dal voto: “Solo unita l’Italia può competere nel mondo. La legge Calderoli la distrugge, il voto popolare può riunirla nel nome della rinascita. Non ci sono interviste furbette che possono nascondere questa verità: il ministro ha fatto un’altra legge ‘porcata’”.

Un messaggio simile arriva anche da Davide Faraone, capogruppo alla Camera di Italia Viva: “Caro Ministro Calderoli, non è il referendum che divide il Paese semmai sei tu, con la tua idea strampalata di Autonomia, a volerlo fare. Il referendum ha proprio l’obiettivo di impedirtelo. E poi stai tranquillo che al voto non si registrerà nessun derby Nord contro Sud, magari è piuttosto quello che auspichi. Anche al Nord la maggioranza dirà no al tuo progetto di ‘secessione’ silenziosa”.

Intanto la battaglia contro l’Autonomia prosegue anche dal punto di vista legale, con la Campania che ha presentato ricorso alla Corte costituzionale nel tentativo di far dichiarare l’illegittimità costituzionale della legge Calderoli. Il ricorso, articolato in 15 motivi, riguarda sia il procedimento delineato dalla legge per sottoscrivere le intese con le Regioni sia i loro contenuti e gli effetti delle intese stesse.