Il disegno di legge sull’Autonomia è legge: l’Aula della Camera ha approvato, dopo una lunga maratona notturna, il disegno di legge Calderoli. Il provvedimento ha ricevuto 172 voti favorevoli, 99 contrari e un astenuto. L’approvazione arriva dopo una doppia forzatura: quella sull’inversione dell’ordine dei lavori e poi quella di una seduta fiume, andata avanti per tutta la notte, per chiudere in fretta il capitolo Autonomia.
Mentre il Senato si apprestava a licenziare il testo sul premierato, caro a Fratelli d’Italia, l’Aula della Camera ieri forzava i tempi sulla riforma leghista dell’Autonomia differenziata. Montecitorio ha approvato la richiesta di inversione dell’ordine dei lavori della Camera, avanzata dalla Lega, per procedere subito alla discussione del ddl Calderoli. La proposta passa per 53 voti di differenza. I partiti di opposizione – Pd, M5S, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione e Italia viva – hanno votato contro.
La discussione sull’Autonomia alla Camera
Sul tema è intervenuto, per Iv, il capogruppo Davide Faraone chiedendo di convocare la conferenza dei capigruppo. Contrario anche il deputato del Pd, Federico Fornaro: “Perché continuate a dare schiaffi a mano aperta alle opposizioni?”. “Noi non saremo complici di chi mette sotto scacco regolamenti, leggi e addirittura la Costituzione per le proprie convenienze di propaganda”, ha dichiarato la pentastellata Vittoria Baldino. Ma ieri soprattutto è intervenuto il ministro leghista Roberto Calderoli che con le sue parole sui Lep ha infiammato le opposizioni. “Le risorse non vengono messe in una legge ordinamentale, devono essere definite nelle varie intese e poi finanziate a livello delle varie leggi bilancio”, ha detto il ministro per gli Affari regionali.
“Quando dite ‘verificheremo le risorse che saranno necessarie anno dopo anno’ voi stessi ammettete di non conoscere ancora i costi”, ha dichiarato il deputato di Avs, Angelo Bonelli. Dall’Alleanza Verdi Sinistra è intervenuto anche Nicola Fratoianni che ha condiviso le parole del collega Bonelli e, rivolto a Calderoli, lo ha esortato: “Ministro, le cifre deve dircele lei”. Sulla stessa linea dal Pd, Marco Sarracino: “Ministro, può dirci dove si prendono le risorse sui livelli essenziali delle prestazioni? Perché noi qui finalmente siamo di fronte a una sua autodenuncia, perché lei ha appena dichiarato che non sa quante risorse servono per i livelli essenziali delle prestazioni. Lei non sa dove prendere i soldi per garantire i livelli essenziali delle prestazioni. Dunque, noi stiamo andando a votare una scatola vuota in cui non ci sono le risorse”.
Forza Italia prova a piantare alcuni paletti con 4 ordini del giorno: stop ai negoziati con le Regioni fino alle definizioni dei Lep con legge delega anche “sugli atti di iniziativa sui quali il confronto sia stato già avviato prima dell’entrata in vigore della presente legge”; relazione tecnica sull’impatto finanziario da accompagnare ai decreti legislativi sulle intese; analisi dell’impatto dell’eventuale trasferimento di materie non-Lep da presentare al vaglio delle Camere; un’applicazione “rigorosa” della facoltà del Consiglio dei ministri di limitare l’ambito delle materie oggetto di intesa. Ma si tratta di ordini del giorno, che lasciano il tempo che trovano, rispetto invece ad emendamenti che avrebbero costretto il testo a ritornare al Senato.
Intanto il deputato cinquestelle Leonardo Donno ha depositato ieri mattina ai Carabinieri, accompagnato dal legale, una denuncia su quanto avvenuto la scorsa settimana alla Camera. Secondo quanto si apprende, il parlamentare nella denuncia-querela citerebbe alcuni deputati tra cui Stefano Candiani e Igor Iezzi della Lega oltre a Enzo Amich, Gerolamo Cangiano e Federico Mollicone di FdI. Nella denuncia si ipotizzano i reati di lesioni e tentate lesioni. Mentre i deputati M5S, Antonio Caso, Anna Laura Orrico e Gaetano Amato, hanno inviato una lettera al presidente della Camera Lorenzo Fontana per chiedere di attivarsi con ogni iniziativa utile a rimuovere Mollicone dal suo incarico attuale di presidente della commissione Cultura.