Una cosa è certa: il disegno di legge sull’Autonomia andrà domani in Consiglio dei ministri. Il punto, però, è che se da una parte per la Lega è il segnale di un traguardo sempre più vicino per le tante battaglie intraprese negli anni dal Carroccio, per Fratelli d’Italia e Forza Italia la partita è decisamente diversa, volta a mediare tra le istanze del partito “alleato” e la necessità di non minare, come più di qualcuno ha detto, l’unità d’Italia.
Una cosa è certa: il disegno di legge sull’Autonomia differenziata arriverà domani sul tavolo del Consiglio dei ministri
In ogni caso la Lega punta a presentare il semaforo verde del Cdm per il rush finale della campagna elettorale, ma gli alleati stessi, come detto, non nascondono una linea prudente. “Il Parlamento potrà modificare il testo e comunque prima della definizione dei Lep ci vorrà tanto di quel tempo”, si limitano al momento a sottolineare sia gli esponenti vicini a Giorgia Meloni che i forzisti.
Intanto ieri mattina è andata sul tavolo del pre-Consiglio una bozza del disegno di legge ma al momento non c’è un testo finale, lo stesso ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli ha fatto sapere ad alcuni interlocutori della Lega che sta lavorando ad una nuova bozza. Segno evidente che già c’è stato un altolà da parte degli alleati di maggioranza. Quella discussa ieri mattina, secondo quanto riportato da varie agenzie, segnala che “i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale (di seguito, Lep) e i relativi costi e fabbisogni standard sono determinati con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri”.
Si prevede, tra l’altro, che lo schema d’intesa sia trasferito prima alla Conferenza Stato-regioni poi alle Camere, che ci sarà una Commissione paritetica Stato-Regione per determinare “le risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie” e che per quanto riguarda il trasferimento di forme di Autonomia l’intesa ha una durata “non superiore a dieci anni”.
Braccio di ferro tra alleati sul ruolo del Parlamento
Le ultime modifiche, però, si starebbero concentrando proprio sul ruolo attivo del Parlamento. L’obiettivo, non direttamente esplicitato da parte di Fratelli d’Italia e Forza Italia, è che siano appunto le Camere, con l’ausilio delle opposizioni, a frenare passi esageratamente in avanti della Lega. “Con l’Autonomia nessuno perderà un euro”, continua ad insistere Matteo Salvini che ospite di Porta a porta ha ricordato non a caso gli accordi con gli alleati, “Autonomia e presidenzialismo vanno insieme, per me l’Italia è un paese che deve essere federale e presidenziale”.
Gli alleati del partito di via Bellerio rimarcano però la necessità di “vigilare” sul percorso. “Abbiamo voluto stabilire il principio che ogni cittadino, ogni territorio, ogni comune, deve avere la stessa attenzione”, ha ribadito ieri la premier. E sarà proprio Meloni a voler rivestire il ruolo di garante affinché non ci sia alcuna spaccatura nel Paese.Ed è soprattutto questo ciò che spaventa Salvini. Non a caso il richiamo al presidenzialismo, battaglia da sempre di FdI. Quasi a dire: l’approvazione di uno è condizione dell’altro, e viceversa.
Monta la protesta dei sindaci del Sud
Intanto si alza la protesta dei sindaci del Sud che temono quella che hanno ribattezzato come la secessione dei ricchi. “Chiediamo al nostro presidente del Consiglio di non approvare una riforma così divisiva che rischia di commissariare l’unità nazionale e chiediamo piuttosto un piano straordinario che preveda assunzioni nei nostri Comuni, impoveriti da anni di tagli e federalismo fiscale, l’attuazione della perequazione infrastrutturale, prevista a Costituzione, e una strategia seria di attrazione degli investimenti nelle nostre aree industriali. L’emergenza è il Sud, non l’autonomia differenziata”, dicono i sindaci della Rete Recovery Sud.