di Fabrizio Gentile
Barack Obama va dritto al nocciolo della questione: La libertà in Europa “non è scontata”. E mette un bersaglio nel mirino, la Russia: “Tattiche oscure e aggressive”, invitandola con forza a fare più di un passo indietro. Perché per il presidente americano una cosa deve essere chiara: gli Stati Uniti e i loro alleati non accetteranno mai l’occupazione della Crimea e i tentativi di Mosca di destabilizzare l’Europa orientale. Passano poche ore e arriva la replica di Vladimir Putin: “Non è un segreto che la politica più aggressiva e più severa è la politica americana”, ribatte il leader del Cremlino, auspicando che la crisi in atto non dia il via a “una nuova guerra fredda”, e assicurando come nessun soldato russo sia nel sudest dell’Ucraina.
Il grande assente
L’affondo di Obama e il botta e risposta con Putin arriva il giorno dopo l’annuncio di un rafforzamento della presenza
militare americana in Europa attraverso lo stanziamento di un miliardo di dollari. E alla vigilia del vertice delle grandi potenze mondiali dal quale il presidente russo è stato escluso. E’ lui il grande assente a Bruxelles dopo lo schiaffo subito con l’annullamento del G8 di Sochi. Incontrando a Varsavia il neo presidente dell’Ucraina, Petro Poroshenko, Obama anticipa quello che dira’ chiaramente al tavolo del G7: “Ogni partner della Nato sarà protetto”. “La Polonia non sarà sola. E non solo la Polonia, ma anche la Lituania, la Lettonia, la Romania. E queste – assicura – non sono solo parole”. Del resto, il testo del comunicato finale del summit – secondo le prime bozze che filtrano – conferma come i leader del G7 siano decisi ad andare fino in fondo nel braccio di ferro con Mosca: “L’azione della Russia in Ucraina è inaccettabile”, si legge.
L’ultimatum
Quindi si invita Putin ad accelerare il ritiro delle sue truppe dal confine ucraino e ad esercitare tutta la sua influenza per fermare i separatisti russi. Poi, quello che suona come una sorta di ultimatum: o il Cremlino avvia un dialogo serio e costruttivo con il governo di Kiev alla ricerca di una soluzione pacifica della crisi, oppure la comunità internazionale è pronta a rafforzare l’isolamento della Russia, intensificando il suo pressing con “sanzioni mirate”. Parole molto simili a quelle pronunciate nelle ultime ore anche dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. Non a caso Obama si è detto certo che i leader del G7 parleranno “con una sola voce”. “L’Ucraina deve potersi autodeterminare”, ha ribadito il presidente americano nell’incontro con Poroshenko, assicurandogli il massimo della solidarieta’ e del sostegno da parte degli Stati Uniti: “Gli Usa sono risolutamente impegnati al fianco del popolo ucraino. Non solamente per i prossimi giorni o le prossime settimane, ma negli anni a venire”.
L’agenda europea
Nell’agenda europea del presidente americano non c’è in programma alcun faccia a faccia con Putin (come ha ribadito lo staff della Casa Bianca), anche se i due si ritroveranno fianco a fianco – per la prima volta dallo scoppio della crisi in Ucraina – venerdì in Francia, in occasione delle celebrazioni dello sbarco in Normandia. Ed è più che probabile che alla fine i due riusciranno ad appartarsi, anche solo per pochi minuti, per uno scambio diretto di opinioni, guardandosi dritto negli occhi. Chissà che il giorno del D-Day non possa segnare l’inizio di un disgelo che, dai toni di queste ultime ore, non sembra affatto nell’aria.