La Corte di Cassazione francese renderà noto domani, a Parigi, la decisione sull’estradizione di 10 latitanti italiani ed ex militanti di estrema sinistra italiani, in gran parte ex delle Brigate rosse, rifugiati in Francia dopo gli “anni di piombo”.
La Corte di Cassazione francese deciderà domani se concedere o meno l’estrazione di 10 latitanti italiani, tutti ex militari di estrema sinistra
La presidente della Chambre de l’Instruction aveva motivato il rifiuto con il rispetto della vita privata e familiare e con il diritto a un processo equo, garanzie previste dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, il giorno dopo, aveva però affermato che “quelle persone, coinvolte in reati di sangue, meritano di essere giudicate in Italia”.
Di conseguenza, il procuratore generale della Corte d’appello di Parigi, Rémy Heitz, in rappresentanza del governo, aveva immediatamente presentato un ricorso alla Corte di Cassazione, ritenendo necessario appurare se gli ex terroristi condannati in Italia in contumacia beneficeranno o meno di un nuovo processo se la Francia li consegnerà. Lo stesso procuratore contestava la decisione del tribunale sulla presunta violazione della vita privata e familiare degli imputati.
Tra loro c’è anche Giorgio Pietrostefani, condannato per l’omicidio del commissario Calabresi
Tra i 10 latitanti italiani, per i quali il tribunale francese il 29 giugno dello scorso anno aveva negato l’estradizione, c’è anche l’ex Lotta Continua, Giorgio Pietrostefani, condannato a 22 anni di reclusione per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Nella lista ci sono, oltre, 6 ex militanti Br: Giovanni Alimonti (classe ’55) deve ancora scontare 11 anni, Roberta Cappelli (classe ’55) condannata all’ergastolo, Marina Petrella (classe ’54), condannata all’ergastolo per omicidio, Sergio Tornaghi (classe ’58), condannato all’ergastolo, Maurizio Di Marzio (classe ’61), che deve scontare ancora 5 anni per tentato sequestro, Enzo Calvitti (classe ’55) deve ancora scontare 18 anni, 7 mesi e 25 giorni e 4 anni di libertà vigilata.
E ancora l’ex militante di Autonomia Operaia Raffaele Ventura (classe ’52), condannato a 20 anni per concorso morale in omicidio; l’ex militante dei Proletari armati per il comunismo (Pac) Luigi Bergamin (classe ’48), condannato a 25 anni per associazione sovversiva e l’ex membro dei Nuclei armati contropotere territoriale Narciso Manenti (classe ’57), condannato all’ergastolo per omicidio.