L’asse della guerra franco tedesco esce sconfitto dalle elezioni europee. In Francia la schiacciante (e prevista) sconfitta alle elezioni europee del partito del presidente Emmanuel Macron in contemporanea con la vittoria fuori misura dell’estrema destra di Rassemblement National e del suo candidato Jordan Bardella hanno provocato un terremoto politico. Macron a sorpresa ha scelto lo scioglimento dell’Assemblea nazionale e la convocazione delle elezioni legislative il 30 giugno e il 7 luglio. Una scommessa ultra-rischiosa nel suo secondo mandato, presa solo sei volte nella Quinta Repubblica, otto volte in tutta la storia della Francia, e non sempre con esiti positivi.
L’ultimo scioglimento, deciso da Jacques Chirac nel 1997, aveva visto la sinistra conquistare la maggioranza dei seggi, dando luogo alla nomina del socialista Lionel Jospin a Matignon e alla coabitazione. La furia bellicista del presidente francese, che nelle ultime settimane aveva ipotizzato l’invio di soldati Nato in Ucraina (smentito dalla Nato stessa) non ha portato fortuna. E così, ancora una volta, un liberale prepara il terreno alla destra. L’obiettivo di rilanciare la Francia come grande potenza militare e geopolitica per supplire ai vuoti lasciati dalla difficile situazione del mercato interno e dell’occupazione hanno evidentemente fallito.
L’asse della guerra sconfitto: in Francia Macron rischia di regalare il Paese a Marine Le Pen, in Germania Scholz subisce un tracollo
In Germania l’Spd incassa un 14% che è il peggior risultato della sua storia, due punti sotto le scorse elezioni europee del 2019. “È una sconfitta politica, di tutti nella Spd. Sarebbe eccessivo attribuire tutta la responsabilità a uno solo”, ha detto il segretario generale della Spd, Kevin Kuehnert, cercando di alleggerire la posizione di Olaf Scholz e del suo litigiosissimo governo semaforo, con i Verdi che sono crollati al 12% perdendo più di 8 punti rispetto a cinque anni fa. I socialisti del cancelliere Olaf Scholz sono dietro anche all’Alternative für Deutschland e raccolgono metà dei consensi rispetto alla Cdu/Csu, che con il 30% dei consensi si proietta come primo partito nel Paese. Il dato dirompente è l’ascesa dell’Afd, l’Alternative für Deutschland. Sono primo partito in tutti i Land della Germania dell’Est, tranne Berlino, nonostante i numerosi scandali delle ultime settimane che hanno evidenziato i rapporti opachi e lo scambio di denaro tra alcuni membri e Russia e Cina.
Anche Scholz come Macron fa parte di quella fetta d’Europa che spingeva per armare l’Ucraina per sferrare attacchi in territorio russo, portando a un’inevitabile innalzamento del conflitto. Nel suo Spd ha fatto rumore la posizione del ministro della Difesa Boris Pistoriu, che ha addirittura avvertito la Germania di “prepararsi alla guerra” entro il 2029. La guerra per Macron e per Scholz è stato il terreno su cui hanno voluto provare a costruire la loro centralità europea proponendosi come irrinunciabili guide. L’ambizione di creare un’Europa agli ordini di Franci e Germania come ai tempi di Merkel e Sarkozy (e poi Hollande) è miseramente fallito. E ora a farne le spese sarà anche l’Ucraina usata come strumento elettorale.