di Vittorio Pezzuto
Qual è il provvedimento più importante che il Senato deve deliberare al più presto nell’interesse del Paese? No, ingenuotti che siete, non si tratta della Legge di stabilità. La vera priorità politica resta ovviamente il voto che dovrà finalmente sancire la decadenza di Silvio Berlusconi dallo scranno di Palazzo Madama. Per questo quando stamattina si riunirà per deliberare il nuovo calendario dell’approvazione della manovra (la Commissione Bilancio ha infatti accumulato un certo ritardo nel suo esame), la conferenza dei capigruppo dovrà in ogni caso tener conto che «l’unico punto certo è che il voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi ci sarà il 27». Lo ha ricordato serafico il capogruppo Pd Luigi Zanda, che ha almeno il pregio di sottolineare a voce alta come lo scalpo del Cav debba a tutti i costi essere festeggiato prima della tenuta delle primarie. E poiché sarebbe brutto sospendere platealmente i lavori sulla Legge di stabilità per decapitare il centrodestra della sua leadership storica, ecco che il governo ha annunciato di voler mettere già oggi la fiducia a tutto il pacchetto della manovra. Una decisione tattica che però tradisce imbarazzo e soprattutto debolezza politica. Il governo delle ristrette e amichevoli intese tra Pd e alfaniani considera infatti Forza Italia già all’opposizione. Altrimenti il viceministro dell’Economia Stefano Fassina non avrebbe affermato con disinvoltura che sulle modifiche da apportare alla service tax nella Legge di stabilità «c’è sostanzialmente un accordo». Con Alfano e gli altri ministri ex Pdl, senz’altro. Non così con le truppe berlusconiane (Daniela Santanché e Mariastella Gelmini hanno anticipato ieri un voto nettamente contrario alla manovra), che annunciano battaglia su un provvedimento a scatola chiusa che ripropone sotto altro nome la tassazione sulla casa. Al posto della Trise (composta da Tari e Tasi) arriva infatti la Iuc (Imposta unica comunale), dalla quale sarà esentata la prima casa per la parte immobiliare, fatta eccezione per gli immobili di lusso. L’ennesima sigla fantasiosa che non riuscirà comunque a rallegrare i tartassatissimi proprietari di immobili.
La maggioranza scricchiola
I maldipancia sul testo all’esame restano comunque trasversali. Ed è inutile che Enrico Letta affermi spavaldo che con Forza Italia all’opposizione il suo esecutivo diventi politicamente più coeso e saldo. Prova ne sia che è già inciampato in Commissione su due emendamenti: il primo sull’autonomia gestionale per la manutenzione degli immobili alla Polizia di Stato, ai Carabinieri, ai Vigili del Fuoco e alla Guardia di Finanza abolendo così il “manutentore unico” gestito dal demanio; il secondo sull’alleggerimento della tassazione del fumo elettronico. La maggioranza dunque scricchiola e rinvia le decisioni sui temi più caldi della manovra, consapevole tanto delle fibrillazioni interne al Pd quanto della necessità del Nuovo centrodestra di non abdicare vistosamente al suo ruolo di “sentinella antitasse” (il ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo ieri ha strappato uno sconto della seconda rata Imu sui terreni agricoli). Nel frattempo il presidente della commissione Bilancio Antonio Azzollini ha confermato il ritiro dell’emendamento che prevedeva il prelievo di solidarietà sulle pensioni d’oro già a quota 90mila euro l’anno (con il 5%) che saliva fino al 15% per gli importi oltre i 190mila euro annui. Francesco Boccia, presidente piddino della commissione Bilancio a Montecitorio ha inoltre annunciato che gli emendamenti su web e Tobin tax, ritirati in commissione al Senato, saranno puntualmente ripresentati alla Camera: «Si tratta – ha spiegato – di interventi che danno gettito e affrontano imprescindibili temi di equità e regolazione dei mercati. Parlamento e governo dovranno andare avanti speditamente e senza esitazioni. Non è certo il tempo di tentennamenti e rinvii». Staremo a vedere. Comunque una cosa resta certa: cascasse il mondo, domani si vota la decadenza di Berlusconi.