di Maria Giovanna Maglie
Piuttosto che in Toscana a “fare spogliatoio”, sic, fossi in Enrico Letta e nel suo vice prenoterei a Lourdes, a “chiedere miracolo” per il loro governo, visto l’atteggiamento di boicottaggio sfrontato che il Partito Democratico continua a tenere imperterrito, sempre che risponda ancora a verità che al governo partecipi il Partito Democratico, e che Letta lo rappresenti, piuttosto di averlo come nemico nel grosso del suo corpaccione malato. La fregatura rifilata su Francesco Nitto Palma, non eletto a presidente della commissione Giustizia per defezione dei componenti pd, per ben due votazioni, e dopo accordo faticosamente e ufficialmente raggiunto, è solo l’ultima in ordine di tempo e di disastro, a dimostrazione che l’antiberlusconismo è forte, la fronda pure, i chiarimenti di sabato prossimo nel convegnone del partito democratico fin troppo a lungo e colpevolmente rinviato.
La precisazione di Casson, Lumia e compagni peggiora il quadro della scorrettezza: non è un nome condiviso, non lo votiamo, come se a votare la Finocchiaro o Epifani, a ritirare il nome di Paolo Romani, i parlamentari del Pdl si siano invece rallegrati. Il problema non è solo una presidenza, è in un metodo che si va affermando, dalle uscite di Franceschini e Del Rio sull’Imu, a quelle di Fassina sulla Convenzione e Berlusconi, alla Kyenge sullo jus soli e i clandestini, fino alla tentazione più che latente di allearsi con una parte dei grillini e far saltare in Parlamento misure importanti, e attese, del governo, a balcanizzare l’attività delle istituzioni. Il Pd fa brigantaggio anche per non farsi in pezzi; il Pdl a quanto pare è sotto schiaffo per i processi del Cav e la minaccia di Napolitano, che se vera sarebbe costituzionalmente inaccettabile, di dimettersi se il governo dovesse fallire. Gli elettori per ora stanno a guardare.