Nel silenzio generale, zitta zitta, il ministro Roberta Pinotti è andata in visita ufficiale in Arabia Saudita. Dai carnefici che, anche con bombe made in Italy, stanno martoriando ormai da più di un anno lo Yemen. Nonostante la legge italiana vieti di vendere armi a Paesi “in stato di conflitto armato” in contrasto con le direttive Onu (come appunto l’Arabia) e nonostante una risoluzione del Parlamento europeo (risalente ormai a febbraio) inviti i Paesi membri a interrompere la vendita di armi ai sauditi. E invece niente: il nostro ministro ha deciso di recarsi a Riad lo scorso 4 ottobre, per incontrare il monarca arabo Salman, il vice principe ereditario e, ovviamente, il ministro della Difesa, Muhammad Bin Salman.
GLI INCONTRI – A leggere il breve ed entusiasta comunicato ufficiale del ministero della Difesa (che peraltro ieri in serata ha fatto sapere che è pronto a querelare chiunque diffonda “falsità” sull’incontro coi sauditi), durante gli incontri ufficiali c’è stato modo e tempo di ricordare “gli ottimi rapporti tra Italia e Arabia Saudita”, prima di discutere “le possibili aree di collaborazione con il nostro Paese”, a cominciare dai “settori della formazione e dell’addestramento militare”. Ovviamente la nota stampa non dice nulla di più. Ma il fatto che nella delegazione italiana ci fosse pure il segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli Armamenti, il generale di squadra aerea, Carlo Magrassi, non pare essere affatto casuale. In ballo, detta in altri termini, ci sarebbero nuovi accordi militari e commerciali. Secondo il sito specializzato negli affari bellici in Medio Oriente, Tactical Report, vi sarebbero stati “contratti navali”. Sulla questione, almeno per ora, il ministero della Difesa né smentisce né conferma. Insomma, un silenzio assenso che lascia presagire la possibilità di nuovi accordi siglati con l’Arabia. “L’evidente riserbo, con poche notizie diffuse, del ministero della Difesa su questa visita e sull’oggetto specifico dei contratti navali è motivo di forte preoccupazione”, sottolinea non a caso Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana per il Disarmo, che insieme ad Amnesty International ha denunciato per prima la cosa.
“Lo è soprattutto in considerazione delle attività militari e dei bombardamenti sauditi in Yemen”, continua Vignarca. Già, perché, come detto, da un anno ormai l’Arabia Saudita si è posta a capo di una coalizione militare che, senza alcuna legittimazione da parte delle Nazioni Unite, è intervenuta nel conflitto in Yemen con pesanti bombardamenti anche sulle zone civili. L’ultimo drammatico bilancio parla di 10mila morti, metà dei quali civili, e un miliardo e mezzo di bambini malnutriti. Lo stesso segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, d’altronde, ha ripetutamente condannato i bombardamenti della coalizione saudita sulle zone abitate da civili. Bombardamenti che spesso avvengono con armi made in Italy, come La Notizia ha già denunciato, dato che è stata ampiamente documentata la spedizione di bombe aeree prodotte nello stabilimento di Domusnovas in Sardegna dalla RWM Italia, azienda tedesca del gruppo Rheinmetall.
IPOCRISIA E CONTRADDIZIONI – Ma non finisce qui. Mentre la Pinotti non disdegna incontri ufficiali con il monarca arabo, in Europa non è che vada meglio. Lo scorso febbraio, infatti, il Parlamento europeo ha votato con ampia maggioranza una risoluzione nella quale ha chiesto all’Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, di “avviare un’iniziativa finalizzata all’imposizione da parte dell’Ue di un embargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita”. Ciò, ovviamente, alla luce delle gravi accuse di violazione del diritto umanitario internazionale dell’Arabia Saudita. Sono passati da allora otto mesi. E nulla è cambiato. Né in Italia né nel resto d’Europa. Ma le contraddizioni non finiscono qui. Perché oggi Roberta Pinotti ha preso parte a una conferenza insieme al sottosegretario al ministero degli Affari Esteri Roberto Della Vedova, al segretario del Vaticano Pietro Parolin e al comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette. E di cosa si parlerà? Dei diritti umani in conflitti armati. Esattamente quelli che si violano in Yemen. Per l’appunto.
Tw: @CarmineGazzanni