di Clemente Pistilli
L’appalto assegnato dal Campidoglio per la gestione dei trasporti pubblici a Roma è in bilico e con esso il futuro dell’”Atac spa”, la società che gestisce il servizio e che ha alle proprie dipendenze circa tredicimila persone.
L’Antitrust ha chiesto al Tar di Roma di annullare la delibera di consiglio comunale con cui è stato affidato il servizio di bus e metropolitana alla società controllata al 100 per cento da Roma Capitale, ritenendo che siano state violate le regole sulla concorrenza e che l’operato della giunta del sindaco Alemanno potrebbe rappresentare anche un aiuto di Stato, che farebbe rischiare all’Italia sanzioni dall’Unione europea. Se i giudici amministrativi accoglieranno il ricorso sarà la condanna a morte dell’”Atac”, già travolta sul fronte penale da varie inchieste.
Il 15 novembre scorso il Campidoglio ha approvato con il solo voto contrario del consigliere indipendente Fabio Sabbatani Schiuma, in maniera bipartisan, la delibera con cui è stato affidato all’”Atac” – di fatto prorogato – il servizio di trasporto pubblico di superficie e metropolitana, oltre alle attività complementari, dal primo gennaio di quest’anno al 3 dicembre 2019. Niente gara pubblica. Un affidamento diretto, che in gergo viene definito in house. La spa nel corso degli anni ha registrato pesanti perdite e per il consiglio comunale capitolino l’unico modo per garantire un servizio efficiente, che mantenga una dimensione sociale, era quello di lasciare i trasporti locali all’”Atac”, visto che le esigenze sociali ed economiche “non possono essere salvaguardate attraverso il ricorso al mercato, poiché il capitale privato richiede tempi di ritorno e investimenti non compatibili con quelli necessari con l’attuazione del processo nei termini definiti”.
Tutti d’accordo: salvata l’azienda, i lavoratori e il servizio. A non essere d’accordo è stata però l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha analizzato la delibera a gennaio ed ha emesso il primo febbraio un provvedimento, con cui ha chiesto al Campidoglio di comunicare entro sessanta giorni quali iniziative intendesse adottare per rimuovere una situazione considerata di violazione della concorrenza. Per l’Antitrust, con l’affidamento del servizio trasporti senza gara, il Comune di Roma avrebbe violato la normativa comunitaria, falsato la concorrenza e forse dato un aiuto di Stato.
“Un affidamento – replicò subito l’assessore alla mobilità Maria Spena – effettuato nel pieno rispetto della normativa europea. Siamo riusciti a salvaguardare i livelli occupazionali dell’azienda e le sue potenzialità operative. Non mancheremo di fornire all’Antitrust tutti i chiarimenti”.
Spiegazioni che non sembrano però aver convinto l’Authority, che con il ricorso al Tar ha chiesto di annullare la delibera di affidamento del servizio. Il futuro dell’”Atac” e dei molti dipendenti della società è in mano ai giudici e abbastanza incerto.
Un’altra grana mentre è in corso la campagna elettorale e proprio sull’azienda capitolina di trasporti si sono appena scontrati il sindaco Gianni Alemanno e il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, per 500 milioni di euro che la spa dell’Urbe attende dalla Pisana, mentre il Comune negli ultimi quattro anni per l’”Atac” è passato da una spesa di 195 milioni ogni anno a 332 milioni.