Da rampante imprenditore, a detentore di un impero economico che lo ha proiettato nell’Olimpo della finanza italiana. Si tinge di giallo l’origine dei soldi che hanno permesso a Silvio Berlusconi di diventare uno dei più importanti uomini d’affari d’Italia.
Nel mirino dei pm di Firenze che indagano sulle stragi del 1993 i 70 miliardi di lire con cui partì Berlusconi tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80
Dalla gigantesca mole di documenti al vaglio degli esperti della Procura di Firenze nell’ambito della maxi indagine sulle stragi di mafia del 1993, sono spuntati 70 miliardi di lire di cui non si riesce a capire la provenienza. Come scrive Repubblica sarebbero soldi che sono serviti al Cavaliere per lanciare le sue aziende tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80.
Movimenti di denaro che sono finiti al centro di una consulenza tecnica ora al vaglio dell’Antimafia di Firenze per cercare di capire se esiste un collegamento tra queste somme arrivate nelle casse di Fininvest e i boss di Cosa nostra.
I capitali sospetti servirono a lanciare le aziende del Cavaliere. L’ipotesi è che dietro ci sia stata Cosa nostra
In particolare i consulenti della Procura di Firenze starebbero facendo approfondimenti in merito alle donazioni fatte da Berlusconi, tra il 2012 e il 2021, al suo fedelissimo Marcello Dell’Utri che ha scontato sette anni di reclusione per aver svolto, secondo i pubblici ministeri, un ruolo di raccordo tra Forza Italia e Cosa nostra.
Donazioni che il leader azzurro ha sempre giustificato sulla base di un rapporto di amicizia. Una tesi a cui, evidentemente, i magistrati fiorentini non hanno creduto tanto che ora vogliono vederci chiaro.