Nuovo scontro tra l’Associazione Nazionale Magistrati e il Guardasigilli Roberto Nordio. Questa volta il motivo del contendere sono state le parole pronunciate dal ministro a commento dell’inchiesta genovese. Quel “Ho riletto Hegel e l’ho capito, ma ho letto quest’ordinanza (del Tribunale del Riesame su Toti, ndr) e non ho capito nulla”, pronunciato durante il question time del 17 luglio scorso alla Camera, proprio non sono andate già all’Anm.
“Ministro poco interessato a tutelare l’indipendenza dei magistrati”
“Il ministro della Giustizia non perde occasione per mostrare quanto sia poco interessato a tutelare, nei fatti e non con inutili declamazioni, l’indipendenza della magistratura e la credibilità dell’istituzione giudiziaria”, scrive l’associazione in una nota, “Con poche battute, infelicemente ironiche ha accusato il Tribunale di Genova, che ha rigettato la richiesta di revoca degli arresti domiciliari applicati al presidente della Regione Liguria, di aver emesso un provvedimento incomprensibile”.
“Ciò ha detto dopo aver premesso che le vicende giudiziarie non devono condizionare le sorti di una carica politica o amministrativa legittimata dal voto popolare. Ha così lasciato intendere all’opinione pubblica che il Tribunale di Genova abbia male operato e che il processo nei confronti del presidente della Regione Liguria sia una indebita interferenza nella vita politica e amministrativa di quella Regione”, sottolinea la nota.
L’Anm: “Non siamo sorpresi”
“La frequenza con cui il ministro si lascia andare a commenti irriguardosi per l’autonomia e l’indipendenza della magistratura ci impedisce di dirci sorpresi da questa ennesima esternazione – prosegue il documento -. Non ci libera però dal dovere di ricordare che la nostra Costituzione, meritevole di essere letta e riletta non meno dei grandi classici del pensiero filosofico, è incentrata sul principio di eguaglianza di fronte alla legge di tutti i cittadini, abbiano o meno un incarico per mandato elettorale, e stabilisce, proprio nel suo primo articolo, che la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione stessa”.
Le dimissioni dopo l’incontro Toti-Salvini (forse )
Intanto sul fronte politico si attende l’incontro – autorizzato dai magistrati ma non ancora fissato – tra Toti e Matteo Salvini. In molti ipotizzano che sarà l’occasione politicamente dirimente per fissare un’exit strategy, a partire dalle dimissioni del presidente. A quello seguirà poi un altro incontro (autorizzato) con Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, e forse anche con Claudio Scajola, dato tra i papabili come possibile futuro candidato in una linea di continuità per il centrodestra.
“I bonifici per Toti ordinati direttamente da Spinelli”
Sul fronte giudiziario, la novità di giornata arriva dall’interrogatorio di Almanio Romano, allora capo dell’ufficio finanziario del Gruppo Spinelli, sentito come testimone dalla guardia di finanza. “A disporre le erogazioni al Comitato di Giovanni Toti era direttamente Aldo Spinelli”, ha confermato, “Ricevetti da lui la disposizione di dare 40 mila euro nel 2021″.
I dubbi del dipendente di Spinelli
“Il commendatore mi disse di fare quattro bonifici da 10 mila euro” dalle varie società del Gruppo, ha aggiunto Romano, “Ricordo che le operazioni finanziarie non erano state preliminarmente deliberate dal Cda ma si sono realizzate comunque per il potere di firma che ha Spinelli – si legge nel verbale -. Avevo comunicato al figlio Roberto delle disposizioni del padre manifestando alcune riserve. Lo stesso, pur manifestando delle riserve, si allineava alla volontà del padre e confermava di procedere secondo le modalità impartite”. Una testimonianza che certo non favorisce né Spinelli né, tantomeno, Toti.